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Associazioni e attivisti manifestano per «tutelare» Capo Colonna

CROTONE Un “happening” a metà tra manifestazione di protesta e lezione a cielo aperto, in materia di tutela dei beni culturali. È stata soprattutto questo la manifestazione promossa oggi pomeriggio…

Pubblicato il: 17/01/2015 – 18:15
Associazioni e attivisti manifestano per «tutelare» Capo Colonna

CROTONE Un “happening” a metà tra manifestazione di protesta e lezione a cielo aperto, in materia di tutela dei beni culturali. È stata soprattutto questo la manifestazione promossa oggi pomeriggio nell’area archeologica di Capo Colonna a Crotone, dove tanti cittadini si sono ritrovati rispondendo all’appello lanciato dall’hastag #salviamocapocolonna. L’iniziativa è stata organizzata per protestare contro il progetto di Comune e Soprintendenza archeologica della Calabria per la realizzazione di un sagrato di fronte alla chiesa della Beata Vergine di Capo Colonna, dove nei mesi scorsi sono venuti alla luce manufatti di epoca romana.
Ed è proprio, riportano, «’interramento di quelle tracce di edifici, a essere osteggiato dai tanti che si dividono, incuranti del vento che spazza il promontorio sul mare, tra quanti ascoltano musica di band locali e quanti, invece, seguono in religioso silenzio le spiegazioni dell’archeologa Margherita Corrado sui tesori che questo lembo di terra custodisce. Una visita guidata a un “museo” che si sviluppa all’ombra della colonna dorica superstite del tempio di Hera Lacinia, che racchiude, come in un libro a cui siano state aggiunte altre pagine, testimonianze di altre epoche successiva a quelle greche».
La mobilitazione va avanti da cinque giorni. La zona è presidiata, a rotazione, da un gruppo di cittadini: la notte scorsa erano una cinquantina quanto “vegliato” su Capo Colonna. «E stanotte – anticipano – sarà lo stesso. A spiegare il no ai lavori, è la stessa Corrado dell’associazione “Sette soli” che, assieme all’associazione “Gettini di Vitalba”, ha sollevato il caso.
«Contestiamo il fatto – afferma Corrado – che si sia decisa, per quanto riguarda l’area antistante la chiesa, una pavimentazione stabile. Il che significa che tra la pavimentazione stessa e i resti venuti alla luce da settembre a dicembre viene steso un massetto di cemento con rete termosaldata. Noi crediamo che trovandoci nel cuore dell’abitato romano, e avendo quegli scavi portato alla luce quel che resta del foro, si debba, anche a costo di smontare quello finora realizzato, dare la possibilità a questi resti di essere fruiti dai cittadini».

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