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Il Riesame conferma: Mafia Capitale e ‘ndrangheta trattavano alla pari

«È infatti di immediata evidenza che se una consolidata associazione di stampo mafioso, come la ‘ndrangheta, decide di interagire con un’altra organizzazione per la gestione di affari illeciti, vuo…

Pubblicato il: 19/01/2015 – 22:40
Il Riesame conferma: Mafia Capitale e ‘ndrangheta trattavano alla pari

«È infatti di immediata evidenza che se una consolidata associazione di stampo mafioso, come la ‘ndrangheta, decide di interagire con un’altra organizzazione per la gestione di affari illeciti, vuol dire che riconosce a tale organizzazione la medesima dignità criminale che ritiene di possedere». I rapporti paritari che la ‘ndrangheta ha con Mafia capitale – mettono nero su bianco i giudici romani – sono la migliore bilancia per pesare la caratura criminale dell’organizzazione capeggiata dall’ex Nar Massimo Carminati. «In altri termini, – sottolineano infatti – sarebbe impensabile che un qualsiasi gruppo di malavitosi che si dedica solamente a sporadiche attività delinquenziali “da strada” (secondo la descrizione riduttiva che ha voluto fornire la difesa) possa essere accreditato di pari dignità da quella che, nel momento attuale, é una delle più pericolose, organizzate e ramificate associazioni mafiose». È lapidaria la sentenza con cui il Tribunale del Riesame di Roma ha confermato sia la custodia cautelare sia l’aggravante mafiosa per il ras delle cooperative e braccio operativo di Carminati negli appalti pubblici Salvatore Buzzi, definito «una concreta minaccia per le istituzioni», dunque da non scarcerare perché «pericoloso per la società a tutti i livelli». E proprio il ras delle cooperative – sottolineano i giudici – è stato uno dei principali trait d’union tra il boss di Mafia capitale e gli uomini dei Mancuso, di cui conosceva perfettamente la caratura criminale. «Tramite l’opera di Buzzi, che agisce sempre in accordo con il Carminati – si legge nella sentenza del Riesame – è stata costituita la cooperativa “Santo Stefano-onlus” destinata a gestire l’appalto per la pulizia del mercato Esquilino. Rotolo e Ruggiero, in particolare, referenti della cosca Piromalli, risultano essere stati accreditati, su richiesta di Buzzi, presso la famiglia Mancuso la quale, appunto, indica, come proprio referente per le attività in Roma, il Campennì». E il braccio operativo dell’ex Nar nel mondo grande degli appalti pubblici per i giudici romani non poteva ignorare che «la nascita della cooperativa avrebbe costituito la conferma del rapporto tra l’associazione mafiosa romana ed il clan Mancuso (illuminante in proposito la conversazione tra Buzzi e Colantuono Guido nella quale il primo espressamente nel riferire al secondo che sarà il nuovo presidente della cooperativa, disvela la natura criminale della stessa definendola “cooperativa de ‘ndranghetisti”) che già aveva portato a proficui affari in Calabria». Un accordo di cooperazione «esplicitamente approvato da Carminati» e che nel giro di pochi mesi avrebbe avuto riscontro concreto. «con puntuale riscontro oggettivo a quanto programmato dall’associazione, dal 1 luglio successivo la cooperativa Santo Stefano onlus ha avviato la propria attività di pulizia del mercato Esquilino (esattamente in zona Piazza Vittorio)». E i giudici annotano ancora: «È utile sottolineare che non ci si ponga in alcun modo il problema di ottenere l’appalto della pulizia del mercato, come se non esistessero regole che dovrebbero assicurare l’imparzialità delle scelte della P.A. sui soggetti cui affidare l’esecuzione di servizi pubblici; si è certi che il lavoro di pulizia del mercato capitolino dell’Esquilino potrà essere gestito senza problemi e si decide (Carminati, Buzzi e la ‘ndrangheta decidono!) a chi affidare i lavori». Ma a testimoniare il rapporto cordiale non solo di Buzzi, ma dell’intera organizzazione con la ‘ndrangheta è anche il ruolo di Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero, «referenti della cosca Piromalli, risultano essere stati accreditati, su richiesta di Buzzi, presso la famiglia Mancuso la quale, appunto, indica, come proprio referente per le attività in Roma, il Campennì». E se Giovanni Campennì viene inviato dal potente clan di Limbadi a Roma «perché sia inserito nel sistema delle cooperative gestite, in posizione pressoché monopolistica, dall’associazione Mafia Capitale attraverso Buzzi», in precedenza lo stesso Buzzi aveva gestito – si sottolinea nella sentenza – il centro di accoglienza migranti nella provincia di Catanzaro proprio con l’appoggio del Clan Mancuso. Circostanze che per i giudici dimostrano che «le due organizzazioni sono sullo stesso piano di importanza e che si spartiscono le sfere di competenza territoriali ed economiche».

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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