COSENZA «La sospensione dei ricoveri dell’Annunziata è il titolo di coda, la firma, dell’immondo film che è stato negli ultimi cinque anni il servizio sanitario pubblico regionale i cui responsabili, seduti come mandarini nei palazzi del potere, hanno fatto esercizi di gargarismi con le parole “Piano di rientro” infischiandosene a più non posso del diritto costituzionale alla salute dei cittadini calabresi». Ne ha per tutti Enzo Paolini. Il consigliere comunale di Cosenza denuncia ancora una volta i disservizi e le zone d’ombra di una sanità sempre più allo sbando. «Nei Pronto soccorso e nei reparti degli ospedali calabresi si rischiava e si rischia, letteralmente, la pelle – quasi sempre salvata solo dall’esercizio di medici e paramedici privi di mezzi, di risorse e di organizzazione (cioè delle cose che dovrebbe assicurare la politica) – gli sprechi sono aumentati (fonte ricerca Ermeneia Ospedali e salute 2013 edizione Franco Angeli), ospedali importanti in territori non serviti in altro modo sono stati chiusi (Rogliano, Praia, San Giovanni in Fiore, ecc. ecc.), non si è riorganizzata alcuna rete ospedaliera (fonte: annunci di Scopelliti non seguiti da niente), non si è aperto alcun nuovo presidio di urgenza-emergenza e non si è potenziata l’assistenza specialistica territoriale e domiciliare (fonte: vita quotidiana dei calabresi), sono stati smantellati o dichiarati in stato di emergenza reparti efficienti ed indispensabili (fonte: sito Regione Calabria), non si è data alcuna risposta all’assistenza neuropsichiatriche (fonte: le famiglie dei malati); sono state negate autorizzazioni all’esercizio di attività dovute e sono stati rilasciati accreditamenti ad amici degli amici (fonte: sito Regione Calabria); non si pagano le prestazioni validate e controllate delle strutture a gestione privata provocando (o forse proprio allo scopo di provocare) contenziosi perdenti e quindi danni erariali per interessi, danni e incarichi (fonte: sito Regione e siti Asp); si sono incrementati, senza alcun sussulto, tutte le liste d’attesa e l’emigrazione sanitaria (fonte: bilancio della Regione nel quale è indicata una spesa “fuori Regione” di oltre 400 milioni di lire per prestazioni ordinarie che potrebbero essere erogate – a costo dimezzato – in Calabria)», argomenta Paolini. Che insiste: «Di fronte a questa catastrofe civile ci è toccato in sorte di sentire conferenze stampa ornate di trionfalismi pronunciati su cumuli di macerie, culminati oggi a Cosenza con la classica – ottusa e arrogante – soluzione alla sturmtruppen: confusione? Indisciplina? I malati protestano? Non ci sono posti? Ci si ammala troppo? Bene. Sospendiamo i ricoveri, anzi sospendiamo le malattie e poi, se si continua con queste menate, si sopprimano gli ospedali, le febbri, gli infarti e le coliche. E chi protesta è consegnato».
«Come sempre – continua il consigliere comunale – nella storia di questa nostra dolente terra la tragedia si trasforma in forza. E di fronte a essa che occorre avere un sussulto di dignità. Quello che dovrà avere il nuovo consiglio regionale il quale ha, oggi, la forza – e il potere – di indirizzare anche legislativamente, la politica sanitaria regionale – e per essa la giunta o il commissario che saranno nominati – verso assetti più seri e dignitosi, ridando ai calabresi la speranza e restituendo ad essi le risorse, cioè i soldi, che questa speranza devono sostenere per creare una organizzazione in grado di consentire ai medici e agli operatori della sanità, valorosi e volenterosi, di fornire le diagnosi, le cure e le assistenze a cui abbiamo diritto. Ci sono davvero tutte le condizioni per farlo».
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