REGGIO CALABRIA Il tanto agognato (da Oliverio) sì allo Statuto è infine arrivato. Si tratta della prima, vera, vittoria del governatore. Il consiglio regionale ha approvato a maggioranza e in prima lettura le modifiche alla “Costituzione” calabrese. Il governatore, oltre all’appoggio della sua maggioranza “ufficiale”, incassa anche il voto favorevole dei tre consiglieri di Ncd. Nuova spaccatura, invece, all’interno di Forza Italia che, tramite il capogruppo “in pectore” Alessandro Nicolò, annuncia l’astensione. Posizione osteggiata da Mimmo Tallini che, al contrario, pretende di imporre il voto contrario da parte di tutto il gruppo azzurro, ma sarà seguito in questo senso solo da Fausto Orsomarso. «Questa – chiarisce – è una riformicchia che serve solo per sistemare i conflitti interni al centrosinistra». Astensione, invece, per la Casa della libertà.
Il sigillo alla riforma porta la firma di Oliverio, che spinge ancora più in là l’asticella e lancia la proposta di una commissione consiliare per la modifica di tutto lo Statuto. «Quello di oggi è uno stralcio necessario di riforma: dovremo dare vita a una commissione per la modifica dello Statuto. Un organismo che sarà del Consiglio ma che dovrà avvalersi di contributi esterni. Abbiamo il dovere di allineare il nostro Statuto a quello delle altre Regioni d’Italia». E ciò vale anche per quanto riguarda la composizione della giunta: «È giusto che il governo sia scelto dal presidente, senza alcun vincolo». Il governatore promette anche il varo di una nuova legge elettorale da qui a un anno. Un testo nuovo che «dovrà tenere conto della rappresentanza di genere». Oliverio, poi, torna ad annunciare la guerra senza quartiere a «pennacchi» e campanilismi vari: «Il nostro compito è di costruire la Regione, non le Regioni».
Le variazioni deliberate oggi, per essere efficaci, dovranno ritornare in aula per il secondo via libera, che dovrà essere intervallato da un periodo di almeno 60 giorni. Il nuovo Statuto, secondo i desiderata di Oliverio, elimina il vincolo numerico per gli assessori esterni. Prima potevano essere al massimo tre, adesso, teoricamente, potrebbero essere anche 7. Già, perché le modifiche introducono un’altra novità: i membri dell’esecutivo non saranno più sei, come previsto dalla vecchia “Magna charta” e dalla prima bozza di riforma, ma ce ne sarà, appunto, uno in più. Il principio generale stabilisce che i componenti della giunta debbano corrispondere a un quinto dei rappresentanti del Consiglio, che sono 31 incluso il governatore. La divisione fa 6,2: «Per eccesso scatta il settimo posto, di cui uno sarà destinato al vicepresidente», ribadisce Sebi Romeo, che difende il nuovo emendamento. Cassata la figura del consigliere supplente (già impugnata dal governo davanti alla corte costituzionale), mentre è confermata quella del consigliere delegato. Che si occuperà di attività specifiche e parteciperà alle sedute della giunta, pur senza diritto di voto. Novità anche per la rappresentanza di genere: disco verde a un emendamento che prevede il 30% di presenza femminile all’interno della giunta regionale.
Sugli scudi Forza Italia che, per bocca di Mimmo Tallini, protesta per la mancata presentazione della squadra di governo. «Sono passati due mesi dal voto: nella storia del regionalismo non era mai successo – spiega l’ex assessore regionale –. Il suo tirare a campare somiglia a quello del governo Letta. La tattica del rinvio continuo copre la mancanza di un programma politico. Vedo una sconcertante similitudine col governo Renzi: avete seppellito l’opinione pubblica sotto una marea di proclami». Un altro passaggio è dedicato alla legge che ha accorpato in un unico ruolo i dipendenti di giunta e consiglio regionale. «L’accorpamento – spiega Tallini – è un attacco agli equilibri del nostro regionalismo. Lo dico da catanzarese: nessuno tocchi Reggio Calabria». Stoccata anche sui consiglieri delegati, ci sono i sottosegretari. Poi una provocazione: «I consiglieri delegati ci sono già, possibile che il suo amico Ennio Morrone, che è cosentino come lei, non le abbia detto che Scopelliti aveva dato una delega proprio a lui?». È ancora Romeo a fare trincea: «Basta critiche pretestuose che non servono alla Calabria. Reggio sta ancora pagando il malgoverno del centrodestra, loro sì nemici della città». «Nessuno può levarci il diritto di critica», gli fa eco Fausto Orsomarso, che rimprovera a Oliverio di aver già inaugurato un rapporto negativo con la minoranza. «Oliverio sta facendo il bene della Calabria», puntualizza Orlandino Greco (Oliverio presidente), che rigetta con forza ogni sospetto di inciucio e di “intese” più o meno occulte della maggioranza con una parte dell’opposizione.
Ma a catalizzare l’attenzione di tutti è una semplice scritta, comparsa questa mattina (e subito ricoperta) su un cavalcavia dell’autostrada all’entrata di Reggio: «Oliverio nemico di Reggio». Il presidente del Consiglio, Tonino Scalzo, prende posizione: «La ritengo una frase ingiuriosa e del tutto fuori luogo». Un attacco che molti consiglieri hanno attribuito proprio alla legge sui ruoli unici, interpretata da larghe fette del centrodestra reggino come l’anticamera di una spoliazione “istituzionale” della città. Michele Mirabello (Pd) esorta ad affrontare nel merito le riforme senza cadere in facili «strumentalizzazioni».
Nicola Irto, però, soffoca sul nascere possibili misunderstanding: «Il consiglio regionale resta a Reggio», chiarisce rispondendo indirettamente a Tallini e a tutti quelli che nelle ultime settimane hanno paventato il trasferimento della massima assemblea calabrese. Infine, arriva la parola finale di Oliverio: «Reggio sarà Città metropolitana e avrà un ruolo centrale nella nostra azione di governo. Il Consiglio non solo non sarà spostato, sarà potenziato, altro che svuotamento. Stiano tranquilli i dipendenti, ci saranno solo razionalizzazioni nell’utilizzo delle risorse. Non possono più essere tollerate le sacche di privilegio. In quella scritta c’è solo il seme dell’odio, noi invece abbiamo bisogno di confronto, altrimenti saremo vittime di noi stessi».
«Questa legislatura cambierà lo status quo, dovete abituarvi», chiosa Carlo Guccione, che stigmatizza l’opposizione alla riforma da parte di Fi e auspica le “aperture” della minoranza.
La proposta più dirompente arriva però da Mimmo Bevacqua (Pd), che mette sul piatto l’idea di istituire una commissione d’inchiesta sulle società partecipate della Regione. Un proclama che segue le iniziative già avviate da Oliverio, fermamente intenzionato a fare luce sui presunti sprechi e sulle clientele in atto negli enti in house, come dimostra l’invio dei tre commissari che avranno il compito di spulciare tutti i fascicoli di Calabria etica.
SCONTRO OLIVERIO-TALLINI
Ma l’acme dello scontro arriva quando Oliverio risponde a Tallini: «Sei stato protagonista per 5 anni nel governo che ha determinato i disastri che ora rimproveri a me, che governo da 40 giorni». Dai banchi della maggioranza e dal pubblico parte l’applauso scrosciante. Tallini va su tutte le furie e urla all’indirizzo di Scalzo: «Lei deve mantenere l’ordine in Aula». Pronta la replica del presidente: «Consigliere Tallini, non siamo in strada».
SALTA IL PROGRAMMA
Slitta l’approvazione del programma di governo. È stato lo stesso Oliverio a chiedere un rinvio «perché le dichiarazioni programmatiche meritano una seduta ad hoc. Ritengo che il Consiglio debba essere la sede per un approfondimento. Non si può liquidare con semplicità un argomento come questo».
IL SALUTO A NAPOLITANO
In apertura di seduta, Scalzo ha espresso soddisfazione per la liberazione di Vanessa (che è calabrese) e Greta, le due cooperanti rapite in Siria. L’Aula ha poi osservato un minuto di silenzio per ricordare le vittime della strage di Charlie Hebdo a Parigi. Infine, il saluto all’ex presidente del
la Repubblica Giorgio Napolitano, «nella speranza – ha detto Scalzo – che il suo successore sappia seguire il suo esempio».
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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