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Quando la Mobile chiese l'arresto di De Gaetano

REGGIO CALABRIA A fine dicembre 2012 la squadra mobile di Reggio Calabria aveva chiesto l’arresto dell’allora consigliere regionale Nino De Gaetano. Una richiesta – emerge da una delle informative …

Pubblicato il: 20/01/2015 – 23:00
Quando la Mobile chiese l'arresto di De Gaetano

REGGIO CALABRIA A fine dicembre 2012 la squadra mobile di Reggio Calabria aveva chiesto l’arresto dell’allora consigliere regionale Nino De Gaetano. Una richiesta – emerge da una delle informative depositate agli atti dell’inchiesta “Il Padrino” – che gli investigatori hanno girato alla Procura rimettendosi ai magistrati per “la corretta configurazione del reato di scambio elettorale politico-mafioso”, ma sottolineando che per Nino De Gaetano, il suocero Giuseppe Suraci, il medico Francesco Pellicano assieme al fratello Giuseppe e altri otto indagati Alfredo Ascioti, Francesco Barbera, Sebastiano Giorgi, Giovanni Marrapodi, Carmelo Muià, Domenico Pelle, Sebastiano Pelle e Francesco Vazzana “alla luce degli elementi sopra evidenziati e di già agli atti di codesta Direzione distrettuale antimafia versati, si ritengono ampiamente sussistenti (..) i requisiti per l’emissione, salvo detenzione per altra causa, di idoneo provvedimento restrittivo”. E la Mobile va oltre, aggiungendo che “stante la costante attualità dei dati forniti e la tipologia dei reati ascritti” ci sarebbero anche i presupposti per provvedimenti “di cui all’art. 384 c.p.p”, cioè il fermo di indiziato di delitto, con cui la Procura può chiedere l’arresto degli indagati senza passare dal gip, che sarà in seguito chiamato a valutare le esigenze cautelari.

 

ELEMENTI SOLIDI A SOSTEGNO DELLA RICHIESTA D’ARRESTO
L’allarme della Mobile è serio e circostanziato. Per gli investigatori infatti “i gravi indizi di colpevolezza già descritti, unitamente all’attendibilità degli elementi probatori collazionati, consentono per la loro genuinità, di prevedere l’idoneità a dimostrare la responsabilità dei medesimi e come tali, attesa la natura dei delitti ipotizzati, che sussistano senz’altro a loro carico, le esigenze cautelari”. Elementi che gli investigatori della Mobile hanno raccolto seguendo le tracce dei fratelli Pellicano, considerati elementi di vertice del clan Tegano, sorpresi assieme al suocero di De Gaetano – Giuseppe Suraci, storico medico di famiglia degli arcoti – a spendersi per raccogliere preferenze per il politico in occasione delle regionali del 2010. Una posizione non facile quella dell’anziano dottore. Cognato dell’ex segretario questore Giovanni Nucera, in passato sempre sostenuto, nel 2010 sembra sentirsi obbligato ad assecondare le ambizioni politiche del futuro genero, Nino De Gaetano. E non solo fra pazienti, assistiti o persone comuni.

QUELL’INCONTRO A GROTTERIA
Grazie alla mediazione di Pellicano e del “compare” Carmelo Muià – elemento di spicco della ‘ndrangheta di Grotteria – a fine marzo 2010 il dottore Suraci si spingerà fino a Grotteria per incontrare Sebastiano Giorgi, esponente di spicco dell’omonimo clan di San Luca, cui proprio l’uomo dei Tegano strappava la promessa di concedere appoggio politico alla persona indicata dal medico. Il dialogo fra i due, riportato nell’informativa, sembra lasciare pochissimo spazio a dubbi.
PELLICANO: Un paio di voti li facciamo che gli escono..
GIORGI: C’è terreno!…
PELLICANO: Infatti lui quest’anno non è che li prende.. incomprensibile.. questo che è un cugino di mia mamma.. ed è medico questo..
GIORGI: Incomprensibile…
PELLICANO: Ed è suo genero questo!
GIORGI Sebastiano: Ah!.. ah!.. ah

I SANTINI NEL COVO
Un impegno chiesto da Pellicano non a titolo personale – ipotizzano gli inquirenti, confortati dalle risultanze investigative messe assieme dalla Mobile – ma a nome dell’intero clan Tegano. Non a caso – sottolineano gli inquirenti – il 28 aprile dello stesso anno, nel corso delle perquisizioni nel covo che per mesi aveva ospitato il boss latitante Giovanni Tegano saranno rinvenuti «numerosi biglietti da visita del politico locale De Gaetano Nino, segretario regionale del partito della Rifondazione comunista ed ex consigliere e assessore regionale al Lavoro e alle Politiche sociali della giunta regionale uscente». Troppi – hanno considerato all’epoca gli investigatori – perché si trattasse solo di una casualità, ma in numero sufficiente da far pensare che «potessero essere utili anche ad una campagna promozionale in favore del politico».

L’ALLARMATA RICHIESTA DI POLIMENI
In più, si sottolinea nell’informativa, sembra essere significativo che il 21 ottobre 2011, Antonio Polimeni, elemento di vertice del clan Tegano – nel corso di un colloquio in carcere intercettato dalla Mobile – sia stato sorpreso a chiedere con insistenza ai familiari di contattare il suo legale, per chiedergli che si rechi “urgentemente” a colloquio. Tanta premura si deve alle dichiarazioni del pentito Moio sull’appoggio concesso dal clan Tegano a diversi politici, incluso De Gaetano. Per la Mobile, Polimeni si preoccupa del fatto “che quanto giornalisticamente pubblicato in quei giorni, unitamente alle risultanze delle dichiarazioni collaborative del cognato Moio Roberto e di quanto documentato nel corso dell’attività investigativa a carico, non solo rafforzi gli elementi di responsabilità penali a lui ascrivibili e per suo tramite, all’intero organigramma mafioso di riferimento e appartenenza, ma anche e soprattutto che col passare del tempo diventi arduo se non alquanto difficoltoso, smontare il palinsesto di specifiche accuse e riscontri mossi contro la famiglia Tegano anche per la sua riservata e defilatissima attività di condizionamento esterno delle turnazioni elettorali in Calabria”.

“PERICOLO DI FUGA CONCRETO, VANNO ARRESTATI”
Sono questi gli elementi che gli investigatori elencano a sostegno della richiesta di misure cautelari per l’allora consigliere regionale De Gaetano e gli altri indagati. Misure urgenti – specificano in quell’informativa – a fronte di un “concreto e immanente” pericolo di fuga. Si tratta – spiegano gli investigatori – “di soggetti dei quali alcuni ancora in stato di libertà” e il rischio che sfuggano a eventuali procrastinate misure “è certamente desumibile dalla gravità delle sanzioni concretamente irrogabili, in ragione sia dei reati contestati, sia della loro personalità, sia soprattutto del contesto socio culturale in cui gli stessi permangono, avendo in passato dato più volte dimostrazione di aver fattivamente metabolizzato le metodologie atte ad eludere le investigazioni; ivi compresa la latitanza e/o la fuga”. Inoltre – ci tiene a evidenziare la polizia giudiziaria – “gli indagati hanno continuato strafottentemente, adottando scientemente tutte le precauzioni e cautele del caso, a essere pienamente e consapevolmente attivi e operativi; con totale non curanza della possibilità di essere destinatari di ulteriore attività di indagine e come tali di provvedimenti restrittivi a carico per le reiterate violazioni commesse”.

“POSSONO FAR SALTARE L’INDAGINE CON UNA FUGA DI NOTIZIE”
In più, aggiungono gli investigatori, per evitare che “anticipazioni giornalistiche e/o possibili fughe di notizie” possano far saltare l’indagine “si ritiene opportuno richiedere di valutare l’opportunità di emettere per tutti gli indagati idoneo provvedimento restrittivo, nell’ulteriore considerazione che, dalla valutazione degli episodi specifici, si evince chiaramente una loro stabile dedizione ad attività illecite non connotabili con carattere di occasionalità, nonché una forte e inscindibile immedesimazione organica col contesto mafioso di appartenenza”. Una valutazione pesantissima a supporto di una richiesta ancor più pesante, relativa non solo a più o meno importanti uomini delle ‘ndrine, né tantomeno a semplici colletti bianchi o personaggi noti in città, ma a un consigliere regionale all’epoca in carica. Come sia stata valutata non è dato sapere. Tanto meno si sa se a dire di no alla Mobile sia stata la Procura – all’epoca retta dal facente funzioni Ottavio Sferlazza – o il gip. Di certo però, lo scenario disegnato dagli investigatori non può che inquietare.< /p>

 

Alessia Candito

a.candito@corrierecal.it

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