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Unical, Gabrielli ha inaugurato l'anno accademico

COSENZA «Conosco bene, come voi, la situazione di sovraesposizione al rischio sismico e idrogeologico della Calabria, così come i livelli di assoluta gravità dei valori degli indicatori relativi ad…

Pubblicato il: 20/01/2015 – 14:22
Unical, Gabrielli ha inaugurato l'anno accademico

COSENZA «Conosco bene, come voi, la situazione di sovraesposizione al rischio sismico e idrogeologico della Calabria, così come i livelli di assoluta gravità dei valori degli indicatori relativi ad altre tipologie di rischio. Conosco bene le grandi difficoltà della protezione civile di questa regione». Inizia così la lectio magistralis del capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, che ha inaugurato, questa mattina nell’aula magna dell’Unical, l’anno accademico. Al termine dei saluti istituzionali e dell’intervento del rettore Gino Mirocle Crisci, Gabrielli ha esaminato le problematiche di una regione che, come ha affermato nel suo incipit, conosce bene. Ha iniziato con una battuta salutando il Magnifico rettore – ha detto – «come canta Fedez qui tutto è magnifico». Tantissime le autorità istituzionali presenti, del mondo accademico, intellettuale, delle forze dell’ordine, della magistratura (in prima fila anche il procuratore capo di Cosenza, Dario Granieri), delle pubbliche amministrazioni. E gli studenti che sono riusciti ad accreditarsi. Assente il neogovernatore Mario Oliverio perché impegnato nel consiglio regionale.

 

granieri unical

 

LA LECTIO DI GABRIELLI
«Ho preferito approfittare dell’invito – ha detto – per proporvi un modo di lavorare che mi piacerebbe segnasse il modo di confrontarci in futuro, lasciandoci alle spalle la povertà di risultati che abbiamo raccolto con gli schemi abituali di analisi dei rischi e delle emergenze, resi ormai falsi e consumati dalla quantità infinita di volte in cui sono stati riprodotti. Al di là dei casi evidenti di responsabilità personale per i tanti mancati interventi, specie nel campo della prevenzione, la realtà è che siamo nella condizione di non poter intervenire in modo efficace per modificare i profili di rischio del territorio. I soli rischi idrogeologico e sismico ai livelli che raggiungono in Calabria richiederebbero interventi per decenni, per importi commisurabili a frazioni importanti del Pil italiano più che del bilancio dello Stato». Diverse le tematiche affrontate dal prefetto Gabrielli che riguardano più da vicino la Calabria. «Possiamo chiederci – ha detto – quali condizioni occorrano perché le aree interne della regione invertano la tendenza allo spopolamento, già individuata come concausa di tante situazioni di dissesto ambientale. Interrogarsi sulla possibilità di trapiantare o piantare ex novo forme di impresa e di iniziativa economica è, a mio avviso, un dovere culturale e scientifico per chi si occupa dei rischi presenti su un territorio». Il capo della protezione civile ha poi posto l’attenzione su eventuali soluzioni: «È impensabile pensare che in Calabria almeno una parte del patrimonio forestale venga utilizzata per produrre materia prima per costruzioni antisismiche, magari per arrivare poi a un’idea di sviluppo, almeno nel comparto abitativo, che privilegi questo modello di realizzazione, riducendo almeno il potere, l’invasività e i guadagni della funesta industria della cementificazione?».  Un capitolo del suo intervento è dedicato ai giovani. «Non possiamo più permetterci – ha detto Gabrielli – di costruire e far crescere le competenze e le conoscenze dei giovani lasciando a loro il compito di vedersela con le frustrazioni e la depressione che li prende quando si abbandonano a speranze prive di realismo e di concretezza. Credo che anche nei confronti dei giovani si debba arrivare al più presto a un nuovo paradigma che li aiuti a vivere bene e sperare senza affidarsi solo all’attesa di “posti di lavoro” , che altri devono creare per loro concretizzandoli in un’assunzione è uno stipendio pubblico».

Non è mancato un riferimento alla ‘ndrangheta, che oggi è diventato «problema nazionale». Gabrielli è tornato poi sui temi della tutela dell’ambiente: «Il nostro territorio è come il corpo di un ammalato. Non occorre che vi dica che se solo avessi potuto promettere qualcosa, far balenare qualche prospettiva di fondi da usare, probabilmente non avrei resistito alla tentazione di vendermi anche solo modestissime risorse come contributo importante. In realtà, non dispongo di un soldo, faccio lo slalom tra la spending review e tagli lineari improvvisi motivati dal fabbisogno di risorse per altri problemi urgenti. Anche per questo sono venuto qui – dove vive uno dei malati ambientali cronici più gravi d’Italia, la vostra regione – a chiedere aiuto, a chiedere l’aiuto del malato grave e di chi lo conosce meglio di ogni altro, come la vostra università, con la stessa speranza con cui si cerca assieme al sopravvissuto, allo scampato, a chi è ancora vivo dopo l’epidemia il segreto del suo sopravvivere e vivere, per cercare l’antidoto e il vaccino, per cercare la mappa dei percorsi che permettano di evadere dalla giungla delle catastrofi incombenti e ritrovare sentieri più facili». L’auguro del capo della protezione civile agli studenti si è concluso anche con il ricordo di Beniamino Andreatta, fondatore dell’Unical.

 

L’INTERVENTO DEL RETTORE   
A presentare l’Università della Calabria, in numeri e successi raggiunti, e’ stato il rettore Crisci. Dopo un breve excursus sulla storia dell’ateneo, il Magnifico ha snocciolato una serie di dati che descrivono l’Unical come uno delle migliori università in termini didattici e di servizi offerti agli studenti.

«Oggi l’ateneo – ha ribadito – nel campo della ricerca è un centro di rilevanza internazionale, come confermano accreditate e prestigiose graduatorie, gli indicatori sull’impatto dei nostri lavori sulla comunità scientifica, la partecipazione a progetti di ricerca con atenei e centri italiani e stranieri, le numerose richieste di collaborazione che arrivano anche all’estero». Crisci è anche critico nel rapporto con le istituzioni e non le manda a dire: «Dobbiamo riconoscere che il dialogo con la Regione Calabria non è stato sempre facile, in questi anni. Si è proceduto spesso attraverso contatti personali, più che istituzionali. Il confronto con la Regione andrà reimpostato secondo una nuova prospettiva, con l’Università della Calabria non schiacciata solo sul lato della domanda, ma proiettata su quello dell’offerta. La Regione non dovrà più considerare l’Unical solo come “consumatrice di risorse”, ma espressione di un patrimonio di competenze, professionalità, esperienze, a disposizione del territorio, come prevede la missione per la quale è stata concepita». Ma Crisci sa anche che i problemi da affrontare sono tanti: «Sgombro subito il campo da ogni equivoco: l’Università della Calabria non chiede trattamenti preferenziali, o peggio ancora, assistenziali. Ho avuto modo di dirlo anche al presidente del Consiglio Matteo Renzi, in occasione della sua visita a Scalea. L’Unical chiede parità di trattamento rispetto ad altri atenei, ferme restando le diverse condizioni di contesto in cui si trova ad operare. Lo stesso coraggio riscontrato nell’introduzione del costo standard, ad esempio, ci aspettiamo relativamente alle assegnazioni dei punti organico, da cui dipende con noto il reclutamento del personale nelle università italiane». Il rettore, infine, ha invitato tutto l’ateneo, dai docenti agli studenti passando per il personale tecnico-amministrativo, ad «avere ben chiare le difficoltà da affrontare e dare prova di grande, quasi infinita, pazienza: tenere insieme l’eventuale delusione per la provvisoria frustrazione delle nostre aspettative di crescita lavorativa con la passione necessaria per mantenere sempre viva la missione fondativa di questa università».
Hanno fatto sentire la loro voce anche altri rappresentanti dell’Unical, dal direttore generale Fulvio Scarpelli al presidente del Consiglio degli studenti, Antonio De Tursi, a un componente del personale tecnico-amministrativo, Gianluca Scarpelli.

 

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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