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Omicidio Lanzino, la difesa: «Il Dna non è di Sansone»

COSENZA «Non è di Franco Sansone il Dna prelevato dal Ris di Messina perché abbiamo già fatto il prelievo su quello del mio assistito». Un colpo di scena al termine di una delicata e complessa…

Pubblicato il: 21/01/2015 – 11:42
Omicidio Lanzino, la difesa: «Il Dna non è di Sansone»

COSENZA «Non è di Franco Sansone il Dna prelevato dal Ris di Messina perché abbiamo già fatto il prelievo su quello del mio assistito». Un colpo di scena al termine di una delicata e complessa udienza del processo Lanzino arriva dall’avvocato Enzo Belvedere. Il legale dell’imputato – accusato di aver violentato e ucciso Roberta Lanzino il 26 luglio del 1988  – ha depositato una perizia contenente l’esito dell’esame del Dna eseguito su Sansone sia lo scorso 2 ottobre che lo scorso 14 gennaio. Una notizia che potrebbe stravolgere l’esito del processo soprattutto alla luce dei risultati sui reperti ottenuti dal Ris di Messina. Il reparto scientifico dei carabinieri ha relazionato questa mattina in aula spiegando di essere riuscito a isolare il liquido seminale ritrovato nel campione di terra, prelevato sul luogo dell’omicidio. In realtà, il terriccio analizzato contiene oltre allo sperma anche del sangue.

Per quel brutale assassinio è imputato Franco Sansone, accusato di aver violentato e ammazzato Roberta assieme a Luigi Carbone, vittima di lupara bianca. Per l’omicidio di Carbone sono accusati, invece, Alfredo Sansone e il figlio Remo, rispettivamente padre e fratello di Franco. La presidente del collegio giudicante Maria Antonia Gallo lo scorso 2 ottobre aveva affidato l’incarico di analizzare alcuni reperti al maggiore Carlo Romano, comandante della sezione Biologia del Ris di Messina e a un suo collega in qualità di biologo, sempre del Ris di Messina.

I periti hanno avuto il compito di verificare il contenuto dei plichi, conservati negli archivi del Tribunale di Cosenza e di altro materiale. Si è trattato di un lavoro impegnativo – per il quale il Ris ha chiesto anche una proroga di indagine – per cercare di trovare qualche elemento utile ai fini processuali e all’accertamento della verità attraverso nuove tecniche scientifiche. Grazie alle quali – dopo quasi venti anni – si è arrivati a fare luce su diversi delitti, rimasti per anni insoluti. Su volere del legale dell’imputato oggi stesso il Ris andrà ad eseguire la prova del Dna su Franco Sansone che si trova nella sua casa a Cerisano. 

 

LA PERIZIA DI PARTE SU SANSONE: QUEL DNA NON E’ COMPATIBILE

Il professore Vincenzo Pascali, ordinario di Medicina legale all’università “Cattolica” del Sacro cuore di Roma, nominato consulente di parte dal legale di Franco Sansone ha messo nero su bianco che quel Dna trovato dal Ris non è compatibile con quello dell’imputato. Ecco che cosa c’è scritto nella relazione depositata alla Corte: “I periti della Corte d’Assise hanno esaminato oggetti e reperti di interesse probatorio per il processo in corso. Tra questi è incluso il cosiddetto reperto terra descritto come una zolla di terra disposta al di sotto del cadavere della vittima. Di particolare interesse sono risultate la frazione T5 e la frazione T6 di questo materiale, in ragione del fatto che: T5 è risultato positivo al test per la presenza di sangue e al test per la presenza di sperma. Sottoposto ad estrazione, esso ha restituito Dna in ammontare pari a 9 picogrammi per microlitro. T6 era negativo ai test di orientamento per la generica-specifica ma ha restituito 3,6 picogrammi per microlitro di Dna. I due periti hanno anche esaminato un preparato istologico allestito da materiale d’autopsia (utero) e ne hanno tratto un profilo. Il reperto T5 e in parte anche il reperto T6 sono pertanto senza dubbio interessanti per il processo. In particolare, T5 è qualificato come campione contenente una macchia di sperma raccolta su un terreno a contatto con il cadavere. Ho pertanto autonomamente provveduto a leggere e a inserire in tabella i risultati di profilo genetico raccolti da quel reperto e contenuti negli elettroferogrammi allegati alla perizia del Ris di Messina. Ho inoltre raccolto in tabella i dati prodotti dai due periti che possono contenere il profilo della vittima e quelli da me prodotti che si attribuiscono all’imputato Sansone. Trattando del problema della compatibilità tra l’imputato e la traccia mista T5 – e senza riguardo per il trattamento statistico – occorre ricordare che lo stato di compatibilità si ammette quando tutti i caratteri dell’imputato siano presenti nella traccia mista. Ciò considerato, Francesco Sansone è incompatibile con il profilo T5 a numerosi loci genetici. Lo stato di incompatibilità è garantito dal fatto che, a prescindere dal profilo che possa essere attribuito alla vittima, Francesco Sansone possiede più di dieci alleli che la traccia non esibisce. Riferisco questi risultati confidando che siano utili per il processo in corso”.

Mirella Molinaro

m.molinaro@corrierecal.it

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