CATANZARO «Tutti a processo». Il pm Antonio Bruno Tridico ha chiesto il rinvio a giudizio per gli imputati dell’inchiesta “110 e lode”, che cerca di fare luce sui presunti falsi esami alla facoltà di Lettere e filosofia dell’Unical. Questa mattina si è svolta l’udienza preliminare del procedimento che – dopo una serie di ritardi dovuti al rimpallo tra le Procure di Catanzaro e Cosenza sulla questione della competenza territoriale – si sta svolgendo nel tribunale del capoluogo.
L’inchiesta ha preso il via dalla denuncia dell’allora rettore dell’ateneo, Giovanni Latorre, dopo che un docente della facoltà di Lettere aveva disconosciuto una sua firma sullo statino di uno studente. Da lì, gli inquirenti avevano scoperto un vero e proprio sistema che, tra il 2004 e il 2011, avrebbe portato i laureandi a superare gli esami senza effettivamente sostenerli. Al termine delle indagini, grazie alla collaborazione di alcuni indagati e alle prove documentali raccolte, si è arrivati a ipotizzare i reati di falso ideologico e materiale oltre che di accesso abusivo al sistema informatico: proprio per quest’ultimo capo di imputazione, gli atti, nello scorso giugno, su pronunciamento della Cassazione, sono stati definitivamente inviati al Tribunale di Catanzaro, competente per le frodi informatiche. Tra gli imputati ci sono molti studenti, personale amministrativo e anche qualche docente. Tra gli indagati “eccellenti” anche il giornalista Pino Nano e il professore Daniele Gambarara, ex presidente del corso di laurea in Scienze della comunicazione.
LA REQUISITORIA DEL PM
Il pubblico ministero della Procura di Cosenza, Tridico – che ha coordinato l’inchiesta – ha sottolineato come «il sistema di registrazione degli esami era sbagliato». «E in particolare – ha aggiunto facendo riferimento alle tesi degli avvocati della difesa – il libretto universitario è un foglio che rimane in famiglia. Ma i documenti importanti sono lo statino e lo statone, che hanno validità».
LE DICHIARAZIONI DI UNA STUDENTESSA
Prima della requisitoria del pm, una studentessa, Giovanna Saraco, imputata, ha voluto rendere dichiarazioni spontanee. La ragazza ha ribadito di aver sostenuto realmente gli esami e di aver fatto, persino, fare una perizia calligrafica sulle firme presenti sul suo libretto. E che lei non era a conoscenza di quello che succedeva dopo. Ha ribadito, anche, di non conoscere nessuno del personale della segreteria studenti.
LA DIFESA DEL PERSONALE AMMINISTRATIVO
Gli avvocati Antonio e Stefania Ingrosso, difensori di Paola Volpe, impiegata amministrativa dell’Unical e imputata nel processo, hanno presentato una memoria difensiva sulla loro assistita. In particolare, i legali hanno spiegato al giudice che il ruolo della Volpe era solo quello di registrare gli esami. Quindi gli statini arrivavano nel suo ufficio già compilati. Il suo compito era quello di una mera trascrizione. «Non aveva – hanno detto gli avvocati – password per accedere al sistema informatico. Ma soprattutto è stata proprio Paola Volpe, all’epoca delle indagini, a collaborare al ritrovamento di diversi statini grazie ai quali molti studenti sono riusciti a uscire dall’inchiesta nella quale erano finiti. E ancora ci sono armadi e archivi pieni di statini che andrebbero controllati». L’udienza è proseguita con le discussioni dei legali di alcuni degli imputati. Tutti hanno ribadito l’infondatezza dell’inchiesta.
Il processo è stato aggiornato al prossimo 6 febbraio per le arringhe degli altri avvocati, che proseguiranno anche il 9 febbraio. Mentre per il 18 febbraio dovrebbe essere prevista la decisione del gup.
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it
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