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I conti non tornano

di Paolo Pollichieni   In Calabria tutto si tiene, per cui non puoi risolvere la questione della Fondazione Campanella se non ti occupi degli strani rapporti tra la politica e la sanità privat…

Pubblicato il: 24/01/2015 – 5:00

di Paolo Pollichieni

 

In Calabria tutto si tiene, per cui non puoi risolvere la questione della Fondazione Campanella se non ti occupi degli strani rapporti tra la politica e la sanità privata e non puoi risolvere il nodo degli strani rapporti della politica con la sanità privata se non apri una finestra sulla burocrazia infetta che sta dentro il dipartimento della Salute e sull’ufficio del commissario. Intendiamoci le carte sono sempre formalmente in regola, a prova di qualsiasi inchiesta e di qualsiasi prurigine giornalistica: Claudio Parente è il re delle cliniche lo sanno tutti ma le “carte” attestano il contrario. Anche Ennio Morrone ha solidi interessi nel mondo delle cliniche private, ma anche per lui le carte attestano il contrario. E che dire della holding Marrelli, tutti debbono sapere che è riconducibile all’ex vicepresidente della Regione ma le carte sono lì a testimoniare che nessun conflitto d’interessi è ipotizzabile. E poi c’è l’università con la sua “Mater Domini”: anche qui è terra di nessuno. Eppure proprio questo groviglio di situazioni ha appesantito, negli anni, la posizione della Fondazione Campanella. In particolare lo ha appesantito il drenaggio di risorse che annualmente e senza alcuna giustificazione legale, spostano decine di milioni di euro verso la clinica universitaria “Mater Domini”.
E su quest’ultimo segmento forse è il caso di fare un po’ di chiarezza. Partiamo dall’ultima tappa: nell’agosto scorso, i dirigenti del settore economico del dipartimento ben sapendo del grave illecito penale e contabile che stavano – loro malgrado – compiendo, lanciano un allarme e comunicano al direttore generale Bruno Zito e ai commissari Pezzi e Urbani che: «… Poiché quanto fino ad oggi trasferito alla Ao Mater Domini, pari a 28.209.951 euro per il periodo gennaio-luglio 2014, costituisce un importo prossimo al livello di produzione mediamente reso dall’azienda negli ultimi esercizi e considerato che questo Settore sta procedendo ad erogare i ratei mensili ancora sulla base del Dpgr-Ca n. 4/2013 (Riparto Fsr 2012), né risulta ancora sottoscritto il citato protocollo Regione-Università, si comunica che dal mese di settembre i decreti di erogazione mensile non recheranno la quota prevista per l’Ao Mater Domini a meno che i trasferimenti non vengano disposti dalla S.V. il cui gruppo firma sarà apposto sulle bozze dei provvedimenti».
Tradotto dal burocratese, i due dirigenti stanno chiamando in causa il responsabile del dipartimento pretendendo anche la sua sottoscrizione al provvedimento nel caso s’intenda continuare quella liquidazione, dai dirigenti stessi ritenuta incongrua. La cosa non sembra preoccupare eccessivamente Zito che, con nota del 3 settembre, risponde: «… Si ritiene plausibile, nelle more della definizione di quanto previsto dal Dpgr-Ca n.33/12014, erogare un ulteriore rateo per la mensilità in corso sulla base di quanto già trasferito fino al mese di agosto c.a.». I commissari sanno bene che nella sua nota Zito richiama funzioni non tariffabili a favore dell’Ao Mater Domini che esistono in una Gazzetta ufficiale conosciuta solo da Zito. E comunque a tutto concedere, resta sempre il fatto che la ricostruzione fatta da Zito, comporta una produzione annua della Mater Domini intorno ai 35 milioni, mentre lui ne sta autorizzando il pagamento per un rateo mensile basato sulla cifra di 50 milioni esattamente il contrario di ciò che affermavano i dirigenti del settore economico che non intendevano più liquidare tale importo mensile.
Per inciso, nel 2012, la produzione della Mater Domini veniva valutata dalla Kpmg (quindi da una struttura “terza” e in ogni caso non amica della Regione) per una produzione annua intorno ai 32 milioni. Trattandosi di struttura universitaria, le leggi vigenti prevedono un 8% in più per le funzioni di didattica e un 10% in più per le funzioni non tariffabili (ad esempio il Pronto soccorso, che per l’Università non ha e non ne vuole sentire parlare di realizzare). Quindi, considerando anche queste voci, scaturirebbe un finanziamento intorno ai 38 milioni. A oggi la Regione, però, continua a elargire 52 milioni. Surplus che nessuno fin qui ritiene di dover spiegare e che affonda le concrete possibilità di salvare la Fondazione Campanella.
Ovviamente la terna dei miracoli (Pezzi, Urbani, Zito) divisa su tutto, ma non sul riguardo da avere per la “Mater Domini”, ha pronta una giustificazione: si è in regime di tacito rinnovo del protocollo sottoscritto tra Regione e “Mater Domini” nel 2008. Peccato che tale assunto sia semplicemente falso: dal luglio 2012 esiste un nuovo protocollo, recepito con decreto numero 110 ma il Rettore rifiuta di sottoscriverlo e chiede ne venga redatto uno nuovo. La sceneggiata va avanti da ormai due anni senza rossore e senza che le politica batta un colpo. E va avanti anche l’illecita prorogatio della convenzione. E pensare che il generale Pezzi, nel gennaio 2013, aveva obbligato Scopelliti a inviare una lettera al rettore Aldo Quattrone (sottoscritta da Scopelliti e Pezzi stesso) in cui lo richiamava alla sottoscrizione del protocollo (già pronto da sei mesi): «Entro e non oltre il 31 dicembre 2013»). Sono passati quasi due anni, Pezzi ha dimenticato la lettera e l’intimazione a Quattrone e la Regione continua a pagare i favori dei sub commissari agli amici con denaro dei calabresi.
Ecco, forse sarebbe opportuno che il governo sapesse a cosa servono i suoi commissari. A fare favori e illeciti che il presidente Oliverio, in nome e per conto della Regione, è obbligato a pagare con i soldi dei calabresi. Forse sta qui la ragione per la quale Oliverio è scomodo. Non permetterebbe, almeno così riteniamo, questa sudditanza né il protrarsi dello stato di colonia cui Scopelliti ha costretto la nostra Regione. Non importerebbe il ruolo di Oliverio anzi sarebbe più conflittuale se egli non venisse incaricato quale commissario. Da commissario, infatti, può rimediare dall’interno a queste “storture”. Da presidente non commissario può solo stoppare i pagamenti e motivare tali stop nelle sedi competenti, governo compreso i cui ministeri dell’Economia e, soprattutto, della Salute tengono il gioco.

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