CATANZARO Si è ufficialmente aperto questa mattina, con la cerimonia ufficiale presso l’aula magna della Corte d’Appello di Catanzaro, l’anno giudiziario. L’inaugurazione è stata presieduta da Domenico Introcaso, presidente della Corte di Appello di Catanzaro, il quale, nella sua relazione introduttiva ha sottolineato, ancora una volta, le difficoltà strutturali ed organiche della Giustizia catanzarese: «Le piante organiche di tutti gli uffici del distretto sono inadeguate sia in relazione al numero dei magistrati che a quello del personale amministrativo. Le scoperture di organico sono ormai endemiche tanto da determinare la paralisi in alcuni uffici con ricorso ad applicazioni infradistrettuali, tali da pregiudicare la già carente efficienza degli uffici di provenienza. Il disagio trova espressione nel rischio di paralisi incombente sull’attività dei tribunali di Catanzaro, Paola e Vibo Valentia, per i quali è stata inoltrata richiesta di applicazione extradistrettuale», ha spiegato nel corso del suo articolato intervento.
Ma non è solo una carenza di magistrati a preoccupare il presidente. All’endemica mancanza di giudici, infatti, si somma la grave indisponibilità organica del personale amministrativo: circa il 19%, secondo quanto stimato, un dato che pone Catanzaro ai vertici di una speciale classifica non certo invidiabile.
A preoccupare, inoltre, è l’analisi dell’evoluzione delle consorterie criminali. Nella sua relazione, infatti, Introcaso tratta il tema ponendo grave accento sull’incremento della penetrazione delle mafie nel nevralgico settore della formazione e dell’indirizzo del consenso elettorale. Un grido d’allarme grave posto che tale incremento risulti significativo «nell’elezione di candidati di immediata derivazione mafiosa».
«Si mantiene su indici sempre assai elevati – ha aggiunto Introcaso – il numero di reati di estorsione e usura e desta particolare allarme sociale il fatto che alcuni di questi vengano commessi da appartenenti a consorterie criminali. Emerge chiaro il rilievo, reiteratamente segnalato, di una sprovincializzazione della ‘ndrangheta, che ha assunto le dimensioni di un fenomeno nazionale ed internazionale, acquisendo le peggiori connotazioni delle altre organizzazioni criminali. V’è una ragione in più, allora, per considerare l’emergenza mafiosa del territorio come emergenza nazionale, alla quale fare fronte apprestando opportuni rimedi, con il potenziamento del settore investigativo e giudiziario cui non andrebbero lesinate le necessarie risorse economiche. È peraltro da ritenere fondato, soprattutto in relazione ai delitti di usura, che i dati statistici non costituiscano uno specchio fedele della realtà: da diversi segnali si desume che il numero delle usure accertate è di gran lunga inferiore a quello effettivo, essendone assai difficile la scoperta a causa dell’omessa denuncia da parte delle vittime».
Inoltre, sono ben 642 i processi pendenti presso la Direzione distrettuale antimafia per reati di cui all’articolo 416 bis del codice penale, ovvero associazione a delinquere di stampo mafioso.
Di particolare rilievo, l’intervento del nuovo procuratore generale Raffaele Mazzotta, insediatosi proprio nei giorni scorsi: «È di assoluta necessità che l’operato delle istituzioni giudiziarie risulti credibile per i cittadini. È dunque indispensabile riuscire a rispondere con efficienza alla sempre crescente domanda di giustizia. Ben vengano, allora, gli annunciati provvedimenti ministeriali con cui si punta a snellire i procedimenti giudiziari. In materia penale, ad esempio, occorre definire i beni giuridici meritevoli di tutela eliminando ciò che appesantisce il sistema e il lavoro dei tribunali».
«Un richiamo – ha aggiunto Mazzotta – ritengo necessario farlo agli amministratori pubblici il cui operato deve essere sempre improntato alla legalità e alla trasparenza, oltre che basato su una condotta etica e morale esemplare, rimanendo così conforme ai dettami dell’articolo 97 della nostra Carta Costituzionale. Anche questi comportamenti permettono che i cittadini abbiano sempre maggiore fiducia nello Stato e nelle sue propaggini».
«Detto questo, ritengo che i cittadini di questa regione debbano necessariamente scegliere e schierarsi con lo Stato, abbandonando ogni forma di omertà e passività: lo Stato non chiede atti di eroismo, però è indispensabile la collaborazione e il sostegno di tutti i cittadini onesti. Perché si creino le condizioni di fiducia da parte dei cittadini nei confronti della magistratura e dello Stato, è quindi necessario garantire la certezza della pena, intesa non solo come detenzione negli istituti carcerari».
Tra i problemi calabresi, Mazzotta ne ha indicati due che reputa centrali nell’economia della giustizia e della società: «È indispensabile che si trovino le soluzioni più adeguate alla disoccupazione in Calabria: sebbene metagiuridico, questo aspetto ricopre particolare rilevanza perché ha una ricaduta diretta sotto il profilo criminale. Inoltre, credo sia fondamentale la tutela dell’ambiente e dei beni culturali: la nostra terra può avvalersi di tali ricchezze, ma c’è bisogno che vengano tutelate e protette. Gli amministratori pubblici e la magistratura, quindi, hanno un compito fondamentale nella protezione del territorio dall’aggressione criminale e tale compito deve essere portato avanti con forza per dimostrare che lo Stato esiste e risponde con fermezza».
Alessandro Tarantino
redazione@corrierecal.it
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