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Non chiamatela giunta del presidente

A sessantasei giorni dal voto e dopo quasi un anno dalle dimissioni di Scopelliti, la Regione Calabria ha, finalmente, un governo legittimo e legittimato. Il nuovo governatore, Mario Oliverio, ha p…

Pubblicato il: 26/01/2015 – 11:35
Non chiamatela giunta del presidente

A sessantasei giorni dal voto e dopo quasi un anno dalle dimissioni di Scopelliti, la Regione Calabria ha, finalmente, un governo legittimo e legittimato. Il nuovo governatore, Mario Oliverio, ha presentato il primo blocco di assessori che formeranno la sua giunta. Ne mancano all’appello tre, li nominerà non appena le modifiche già apportate allo Statuto regionale in prima lettura diventeranno operative con l’approvazione anche in seconda lettura, rimuovendo l’attuale vincolo alla nomina di assessori esterni in numero non superiore a tre.
Giudizio sospeso, allora, in attesa di valutare complessivamente la squadra con la quale Oliverio intende attuare il programma promesso ai calabresi.

Intanto, però, una cosa appare chiara, quella presentata oggi non è una “giunta del presidente” bensì un organigramma figlio degli accordi politici stipulati durante le primarie e delle pressioni del Pd nazionale. Difficilmente Oliverio avrebbe nominato, almeno in parte, gli assessori che ha nominato, se avesse avuto mani davvero libere. La verità è che, con buona pace dei proclami muscolari del pre e dopo voto, qualche cedimento SuperMario ha dovuto operarlo. A cominciare dalla scelta di chiamare in giunta Maria Carmela Lanzetta. La sua nomina, imposta da Matteo Renzi, dimostra che anche in politica come nella chimica, nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma. Ed ecco trasformata la farmacista di Monasterace da ministro ad assessore regionale per occuparsi di Riforme istituzionali, Semplificazione amministrativa, Cultura, Pubblica istruzione e Pari opportunità. Lasciando così libero un posto prezioso nel governo Renzi in vista dell’imminente rimpasto.
Per l’amor di Dio, non facciamoci prendere da alcun pregiudizio, magari scopriremo che l’ex sindaco di Monasterace, minacciato e aggredito, ma non dalla ‘ndrangheta, sarà un ottimo assessore regionale, di sicuro difficilmente potrà far peggio rispetto al suo breve vissuto di ministro degli Affari regionali. Il punto che non va bene è che la Calabria venga sacrificata sempre sugli altari degli “aggiustamenti” romani, che di questo si tratta.
Anche Carlo Guccione, Enzo Ciconte e Nino De Gaetano sono difficilmente inquadrabili come scelte operative e strategiche legate al programma disegnato da Mario Oliverio. Diciamo che sono la componente politica che deve garantire assetto e concordia in seno alla coalizione di centrosinistra. Ciconte, più stimato a destra che a sinistra, sarà il vicepresidente e, da buon medico, guiderà l’assessorato al Bilancio, Personale e Patrimonio; Guccione ha una delega pesante e tutto sommato qualche competenza specifica in più, dovendosi occupare di Lavoro, Formazione professionale, Attività produttive e Politiche sociali; a De Gaetano andranno Infrastrutture e trasporti.
Al momento, insomma, Ciconte, Guccione e De Gaetano hanno una sola cosa in comune: tutti e tre sono formalmente indagati nel procedimento “Rimborsopoli”. Per questo hanno sfilato di fronte al procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza e al pm Matteo Centini per rispondere sulle presunte spese pazze dei gruppi in Regione. Ai magistrati, i tre politici – insieme ad altri 41 fra consiglieri e collaboratori, oggi indagati per peculato – hanno dovuto spiegare come mai nei bilanci dei gruppi del consiglio regionale della Calabria sia finito di tutto: dai detersivi ai “Gratta e vinci”, dalle cartelle esattoriali ai viaggi all’estero e ai tablet. A breve la Procura reggina dovrà tirare le somme dell’indagine e far sapere se e quanti degli indagati usciranno indenni dall’indagine della Guardia di finanza. A Mario Oliverio non resta che fare il tifo per i suoi tre assessori e sperare in un loro proscioglimento.

Detto questo, non resta che attendere il completamento della squadra di governo. Mario Oliverio ha ancora tre carte da giocare per recuperare qualche inevitabile delusione. Pagato dazio al partito e agli impegni preelettorali, il governatore ha la possibilità di caratterizzare la sua giunta pescando fuori dalla politica e lontano dagli interessi di Palazzo. Persone a lui molto vicine assicurano che in questa direzione non deluderà. Speriamo abbiano ragione.

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