VIBO VALENTIA I carabinieri del comando provinciale di Vibo Valentia hanno sequestrato beni per tre milioni di euro riconducibili al clan di ‘ndrangheta Patania di Stefanaconi. Tra questi figura un noto locale di rivendita di prodotti alimentari e una struttura adibita ad albergo. Il provvedimento è stato emesso dal Gip su richiesta della Dda di Catanzaro. I beni sono riconducibili a esponenti di spicco della ‘ndrina ritenuti responsabili di associazione mafiosa, omicidi, usura, estorsione e danneggiamento commessi con l’aggravante dei modi mafiosi. Il sequestro giunge a conclusione delle indagini dei carabinieri che avrebbero evidenziato la sproporzione tra il valore dei beni oggetto di sequestro e i redditi dichiarati dagli indagati. Inoltre è stata ricostruita la riconducibilità dei beni all’attività della cosca quale «prezzo, prodotto o profitto» dell’attività delittuosa. Il sequestro costituisce il seguito delle operazioni “Gringia”, “Dietro le quinte” e “Romanzo Criminale” con le quali i carabinieri hanno fatto luce su una sanguinosa faida di ‘ndrangheta caratterizzata da 5 omicidi e 6 tentati omicidi che ha visto contrapposti i Patania – appoggiata dal più potente locale di ‘ndrangheta dei Mancuso – e la “Società di Piscopio”, gruppo emergente che, secondo gli investigatori, si è reso insofferente all’egemonia del “locale” di Limbadi. Nello specifico, a conclusione dell’attività investigativa, erano stati eseguiti 22 decreti di fermo e 25 ordinanze di custodia cautelare. Il provvedimento riguarda su immobili di pregio ad uso abitativo e commerciale riconducibili a 6 esponenti di rilievo della cosca. Tra questi c’è anche un fabbricato a Stefanaconi che ospita, oltre ad un distributore di benzina, anche un albergo con annesso ristorante.
LOMBARDO: PER LORO È LA MORTE CIVILE
Sono riconducibili a sei persone i beni sequestrati stamane dai carabinieri alla cosca della ‘ndrangheta dei Patania. In particolare i sequestri sono stati eseguiti nei confronti di Giuseppina Iacopetta, 60 anni, e dei figli Saverio (38), Bruno (40), Giuseppe (35), Salvatore (37) e Nazzareno Patania (42) tutti già coinvolti nelle inchieste condotte dai carabinieri e coordinate dalla Dda di Catanzaro. Tra i beni sequestrati c’è una struttura adibita ad albergo con annesso distributore di benzina, la “Valle dei sapori”, sita lungo la provinciale che porta allo svincolo autostradale di Serre dove, il 20 settembre del 2011, avvenne l’omicidio del presunto boss Fortunato Patania, in risposta al delitto del contadino Michele Fiorillo. Il procuratore di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo, nel corso di una conferenza stampa sul sequestro dei beni, ha evidenziato che l’aggressione ai patrimoni è importante perché «consente di tagliare gli alimenti alle organizzazioni mafiose. Sappiamo – ha aggiunto – che la criminalità organizzata è in grado di infiltrarsi nel mondo della finanza attraverso acquisti di titoli senza nome, società finanziarie ed altro ancora. Il potere economico del Paese si è sentito, dunque, sotto minaccia e questo l’ha spinto a reagire. Oggi, l’aggressione del patrimonio mafioso rappresenta la morte civile dei suoi detentori, che non possono far fronte ad una serie di spese ingenti, tra cui quelle legali. Nel Vibonese sono in corso grandi indagini sotto questo profilo».
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