DIAMANTE I tantissimi ragazzi che hanno affollato la sala del consiglio comunale di Diamante l’hanno ascoltata in religioso silenzio. Un’esperienza unica, per loro, trovarsi davanti a Giulia Spizzichino, 88enne ebrea romana testimone della Shoa. Figlia di un commerciante di stoffe, la donna, che ha perso gran parte della sua famiglia – tutto il “ramo materno”, ovvero 26 persone, tra cui 11 bambini – nell’eccidio delle Fosse Ardeatine e nei campi di sterminio in Germania, è stata invitata dall’amministrazione comunale di Diamante a portare la sua testimonianza in occasione del “Giorno della memoria”. Nata e cresciuta nella Capitale, Spizzichino è riuscita a evitare la sua deportazione grazie a un’intuizione del padre, che aveva compreso per tempo lo sterminio che stava per compiersi e aveva nascosto la sua famiglia in un piccolo appartamento lontano dalla loro abitazione di sempre. Il dolore per la perdita dei suoi familiari continua ad accompagnarla ancora oggi, ma oltre a raccontare la sua testimonianza di vita – era già stata a Diamante alcuni anni fa – la donna ha lanciato rivolto un appello ai ragazzi: «Nella vita – ha detto – l’unica cosa che non dovete perdere mai è l’amore, l’amore per l’essere umano. C’è bisogno di ripeterlo sempre, ancora oggi – ha aggiunto – perché tuttora succede che 13 ragazzini vengano uccisi solo perché stavano guarando una partita in tv».
Prima dell’incontro con Giulia Spizzichino, presso la Villa comunale sono state apposte tre targhe in ricordo degli internati diamantesi nei campi di concentramento nazisti Nicolino Antonio Pierri, Paolo Vaccaro e Francesco Caselli, che si aggiungono a quelle già presenti e collocate negli scorsi anni in memoria di Ernesto Caridi, Armando Benvenuto, Vincenzo Vergara, Mario Cirone, Vincenzo Maiolino, Venturino Imparato.
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