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Oliverio e la bussola della legalità

CATANZARO Su un versante Mario Oliverio non intende concedere sconti ed è quello del rispetto delle regole. Che in Calabria significa soprattutto rispetto della legalità. Non è un caso che nel cors…

Pubblicato il: 27/01/2015 – 18:15
Oliverio e la bussola della legalità

CATANZARO Su un versante Mario Oliverio non intende concedere sconti ed è quello del rispetto delle regole. Che in Calabria significa soprattutto rispetto della legalità. Non è un caso che nel corso della prima riunione dell’esecutivo il governatore abbia preteso (e ottenuto) l’approvazione di una delibera con cui la giunta si costituirà parte civile in tutti i processi di ‘ndrangheta. È un primo passo, certo. Ma da solo non basta. Ne è convinto Oliverio, che con i suoi più stretti collaboratori va ripetendo la necessità di invertire la rotta rispetto a pratiche «poco trasparenti» registrate nel recente passato all’interno della Regione e della miriade di enti sub-regionali e società partecipate: «I calabresi stiano tranquilli: per me e per la mia giunta, il principio fondamentale su cui improntare l’azione di governo sarà il rispetto, totale e incondizionato, della legalità, sul cui terreno si giocherà il futuro rilancio della Calabria».
Il tema è strettamente legato alla nomina ad assessore di Nino De Gaetano. La storia è nota: la squadra mobile di Reggio aveva richiesto il suo arresto ipotizzando il reato di scambio elettorale politico-mafioso in occasione delle Regionali del 2010; l’ex del Prc ha sempre negato rapporti con esponenti delle ‘ndrine; il pm titolare dell’inchiesta non gli ha contestato il voto di scambio perché «non sussiste il grave quadro indiziario» e il gip ha valutato come «corretta» la decisione del sostituto procuratore.
Ciò non è bastato a stoppare il coro di polemiche e perplessità che hanno accompagnato il suo ingresso nella squadra di governo. Oliverio, però, rivendica la paternità della scelta: «Non so davvero da dove derivino le perplessità su Nino De Gaetano. La sua nomina arriva non solo perché lo conosco personalmente e sono quindi sicuro di ciò che faccio, ma è anzi la conferma del massimo rispetto che nutro nei confronti dei magistrati e del loro ruolo».
Insomma, lo schema del governatore non è quello di chi si professa garantista a fasi alterne: «Chi mi conosce, sa perfettamente che non sono mai stato leggero e superficiale nel valutare problematiche del genere, né nel valutare il lavoro e il ruolo della magistratura. Non esiste, infatti, un solo documento che coinvolga ufficialmente De Gaetano in un’inchiesta giudiziaria e che quindi impedisse la sua nomina: chiunque solleva la questione dell’inopportunità della sua nomina, lo fa con la consapevolezza di parlare solamente per alzare un polverone e niente più».
Il messaggio è chiaro: non solo faccio le scelte ma ci metto la faccia perché sono convinto della bontà di tali azioni.
Certo, c’è poi il dato politico che accompagna la nomina di De Gaetano. Il suo ingresso nell’esecutivo ha messo in subbuglio l’area renziana reggina (fondata sull’asse Naccari-Battaglia-Irto), che ambiva ad avere visibilità dopo aver subìto l’elezione del catanzarese Antonio Scalzo alla presidenza del consiglio regionale. È probabile che qualcosa succeda tra un paio di mesi, quando le modifiche allo Statuto saranno diventate definitive e Oliverio procederà al completamento della giunta. Per il momento, però, il governatore tira il freno a mano e invita tutti a stare con i piedi ben saldati a terra: «Non posso pensare che nel momento in cui si insedia la giunta, immediatamente, comincia di nuovo il totonomine. Non vorrei che invece di affrontare i problemi, come il lavoro e la sanità, facessimo altri 60 giorni di totoassessori. Abbiamo discusso abbastanza di chi fossero i primi quattro… Ora mettiamoci all’opera».

 

Antonio Ricchio

a.ricchio@corrierecal.it

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