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Caso Pennetti, la Procura di Cosenza chiede l'archiviazione

COSENZA Il pubblico ministero della Procura di Cosenza, Donatella Donato, ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta sul caso di Rina Pennetti, giovane donna di Spezzano Sila scomparsa a Rende …

Pubblicato il: 28/01/2015 – 18:09
Caso Pennetti, la Procura di Cosenza chiede l'archiviazione

COSENZA Il pubblico ministero della Procura di Cosenza, Donatella Donato, ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta sul caso di Rina Pennetti, giovane donna di Spezzano Sila scomparsa a Rende il 6 ottobre del 2009. La Procura ha riaperto le indagini per la terza volta, ma dopo la proroga concessa nei mesi scorsi dal gip Francesco Branda, il sostituto procuratore ha chiesto di archiviare il caso perché – da quanto emerso dalle verifiche condotte dai carabinieri di Rende – non ci sono allo stato elementi utili per proseguire. Si tratta di tempi tecnici e iter procedurali che la Procura è tenuta a rispettare.

Nella richiesta di proroga, il giudice aveva indicato gli ambiti nei quali proseguire le ricerche: cioé comparazione dei cadaveri, anche fuori dalla Calabria, e risentire l’unica testimone ritenuta attendibile in base ai possibili avvistamenti della donna. Si tratta di un’infermiera di Paola che avrebbe visto Rina cinque giorni dopo il suo allontamento. Ma la donna, adesso – a distanza di cinque anni – non ricorda più nulla, considerata anche l’età avanzata. Per quanto riguarda, invece, la comparazione dei cadaveri – annotano i carabinieri – non sono stati trovati corpi “compatibili” con quello della giovane, figlia di un noto imprenditore del Cosentino. Alla luce delle indagini, condotte dalla compagnia dei carabinieri di Rende, il pubblico ministero ha chiesto l’archiviazione.

 

LA SCOMPARSA CINQUE ANNI FA

Il 6 ottobre del 2009, intorno alle 10, Rina Pennetti – all’epoca 34enne _ è entrata in un salone di bellezza di Rende per chiedere un’informazione a una parrucchiera e poi sarebbe sparita nel nulla. Fu proprio la parrucchiera a trovare sul marciapiede la borsetta, al cui interno sono stati rinvenuti tutti gli effetti personali: chiavi, documenti d’identità e il telefono cellulare. La parrucchiera che – come riferì poi ai carabinieri, aveva notato la donna in evidente stato confusionale – prese il cellulare e avvisò il padre di Rina, essendo l’ultimo numero presente sul telefonino. A quel punto il padre ha iniziato a cercarla presentando denuncia ai carabinieri di Rende che hanno avviato le ricerche.

Le indagini sono partite sin da subito anche perché il padre ha da sempre sostenuto che la figlia fosse stata portata via da qualcuno. Cinque giorni dopo il suo allontanamento, un’infermiera che conosceva la famiglia, riferì ai carabinieri di averla vista a Paola a una fiera. Secondo lei Rina sembrava tranquilla. La donna è stata sempre ritenuta attendibile dalle forze dell’ordine. La giovane scomparsa soffriva di crisi depressive, in particolare dopo la morte della mamma e la separazione dal marito, con il quale ha avuto due figlie.

L’inchiesta è stata archiviata per ben due volte perché gli inquirenti non hanno mai trovato riscontri agli elementi di indagine e la Procura di Cosenza non ha potuto fare altro che constatare l’esito negativo delle ricerche. Ma circa sei mesi fa, il gip di Cosenza, Branda, ha accolto la richiesta avanzata dal legale della famiglia, l’avvocato Pietro Perugini, che ha chiesto di riaprire le indagini per la terza volta. Il fascicolo è contro ignoti. La Procura ha cercato in questi mesi di verificare qualsiasi elemento che potesse essere utile alle ricerche. Purtroppo, senza risultati. 

I familiari hanno sempre continuato a sperare e in questi anni hanno lanciato appelli per ritrovare Rina. Diverse le segnalazioni arrivate anche durante la trasmissione “Chi l’ha visto?”  – che si è occupata del caso – ma nessuna ha avuto un riscontro positivo.

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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