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Suraci di nuovo davanti al Tdl

REGGIO CALABRIA Bisognerà attendere fino al 4 febbraio per sapere se l’ex consigliere comunale della lista “Alleanza per Scopelliti”, Dominique Suraci, potrà assistere ai dibattimenti che lo vedono…

Pubblicato il: 28/01/2015 – 18:50
Suraci di nuovo davanti al Tdl

REGGIO CALABRIA Bisognerà attendere fino al 4 febbraio per sapere se l’ex consigliere comunale della lista “Alleanza per Scopelliti”, Dominique Suraci, potrà assistere ai dibattimenti che lo vedono imputato da uomo libero.
Dopo l’annullamento in Cassazione dell’ordinanza di custodia cautelare che nell’estate 2012 ha spedito in carcere il politico perché accusato di essere per i clan il riferimento imprenditoriale nella grande distribuzione, Suraci si è presentato oggi di fronte al Tdl perché vengano nuovamente esaminate quegli elementi a carico che avevano permesso al pm Stefano Musolino di chiedere e ottenere per lui la custodia cautelare.

 

NUOVE CARTE ALL’ESAME DEL TRIBUNALE
Un impianto considerato forse non così solido dalla Cassazione, se è vero che l’annullamento con rinvio è stato disposto dai togati sul venir meno dei gravi indizi di colpevolezza, e forse proprio per questo oggi puntellato dal pubblico ministero con centinaia e centinaia di pagine di sentenze, ordinanze e pronunce che inquadrano Suraci come referente imprenditoriale delle cosche reggine. Tutto materiale che adesso i legali del politico – gli avvocati Francesco Albanese e Giovanni Managò – hanno chiesto di poter esaminare, per avere la possibilità di impostare una linea difensiva. Arrestato nell’agosto del 2012, per i magistrati, l’ex consigliere comunale, destinatario di due diverse ordinanze di custodia cautelare, sarebbe un vero e proprio “dominus” che, attraverso le proprie condotte, avrebbe drogato tanto l’economia, tanto il libero voto.

 

DOMINIQUE IL DOMINUS DI UN SISTEMA
Un ruolo che l’allora sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Marco Colamonici, ha sintetizzato con parole durissime ma estremamente chiare nella richiesta d’arresto per l’ex consigliere, definito senza mezzi termini il “principale referente della famiglia De Stefano-Tegano nel settore della grande distribuzione alimentare, nonché importante interlocutore politico della stessa, atteso il ruolo di consigliere che il predetto ha rivestito nel Comune di Reggio Calabria: protagonista di un’azione volta a favorire gli interessi criminali dell’anzidetto casato di ‘ndrangheta e le articolazioni territoriali di cui lo stesso si avvale (quale la cosca Crucitti), sfruttando il ruolo politico ricoperto e dell’influenza esercitata all’interno di società miste quali la Multiservizi spa. Può dirsi che il Suraci rappresenta il prototipo dell’esponente di quella tanto invocata zona grigia costituta da soggetti appartenenti alla presunta società civile che non solo non scelgono di affrancarsi dalla realtà criminale nell’ambito della quale vengono ad operare, ma scelgono consapevolmente di stringere con la stessa un rapporto di mutuo interesse”. Un interesse che per Dominique Suraci si concretizzerà in una valanga di voti tanto alle comunali del 2007, quando con il partito “Alleanza per Scopelliti”, che sosteneva il centrodestra dell’ex Governatore, si affermerà come candidato più votato della propria lista, inserita nella coalizione vincente, come alle regionali del 2010, quando – sempre in appoggio a Scopelliti, si candiderà nella lista “Libertà e Autonomia-Noi Sud”, ottenendo 1762 voti. Uno strepitoso successo elettorale che Dominique Suraci avrebbe ottenuto proprio grazie all’appoggio delle cosche, invitate dall’ex consigliere tanto a convertirsi in fornitori esclusivi dei suoi supermercati – gli stessi che ha più volte svuotato, portato al fallimento per poi riappropiarsene per interposta persona – tanto a diventare il suo principale interlocutore elettorale.

 

LE ECCEZIONI DIFENSIVE ACCOLTE DALLA CASSAZIONE
Una ricostruzione del ruolo del politico – imprenditore contestata dai legali di Suraci, gli avvocati Managò e Albanese, che nel proprio ricorso avevano sostenuto che «il Tdl ha fornito una motivazione manifestamente illogica in merito alle censure difensive che, sulla base dei risultati della consulenza tecnico – contabile a firma del dott. Bernardo Femia, dimostravano l’infondatezza della ipotesi accusatoria per come descritta nel capo di imputazione». A parere dei legali, il tribunale non ha indicato “fatti”, ma avrebbe «svolto una valutazione astratta sulla consistenza del potere imprenditoriale dell’indagato che viene definito quale soggetto colluso con la ‘ndrangheta. Valutazione, questa, che invece avrebbe dovuto essere riempita di contenuti concreti rivolti all’attualità e non riferiti solo al passato». Argomentazioni che la Cassazione ha ritenuto valide, rispedendo Suraci di fronte ai giudici del Tribunale della libertà che il prossimo 4 febbraio dovranno decidere della sorte dell’ex consigliere comunale.

 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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