REGGIO CALABRIA «L’insistenza di Mauro Moretti di liberarsi di Ansaldo-Breda, e quindi, delle Omeca, nel silenzio generale del governo nazionale e della Regione, è semplicemente inquietante». Lo afferma in una dichiarazione il capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, Alessandro Nicolò. «Le ex Omeca di Reggio Calabria – prosegue – recentemente visitate da Renzi sono, a tutt’oggi, una realtà industriale sana, con bilanci e commesse in saldo positivo dopo anni di difficoltà e non certo per colpa delle maestranze, ma per l’insipienza e la mancanza di strategie industriali del Paese. Solo per citare un esempio, le Omeca sono riuscite recentemente a vincere un appalto internazionale del valore di 250 milioni di euro per la fornitura di materiale rotabile alla Metropolitana di Milano, in vista del potenziamento dei servizi legati all’Expo. Le maestranze hanno dimostrato alta professionalità, strappando questo grande risultato a concorrenti di provata forza multinazionale. Stride, dunque, l’atteggiamento del governo Renzi e di Finmeccanica rispetto a questi brillanti risultati, ma non solo». «Moretti, nel silenzio del governo, o forse su preciso mandato del governo – sostiene ancora Nicolò – sta proseguendo l’opera di dismissione di tutto il comparto di Finmeccanica legato al materiale rotabile ed all’elettromeccanica. Scelte, queste, contestate anche da autorevoli analisti economici e da larghi settori dell’imprenditoria italiana, poiché salta all’occhio la contraddizione del governo, forse spinto da problemi di cassa, di liquidare un settore che in altri Paesi occidentali ed in via di sviluppo, è di preminenza strategica. Mi auguro che le trattative in corso con le società Insigma-Bank of China e Hitachi spa possano essere adeguatamente ponderate e non solo dal management di Finmeccanica spa, ma soprattutto dai responsabili politici, governo e parlamento». «Delegare tutta la trattativa al solo Mauro Moretti – conclude – potrebbe essere un modo elegante di lavarsi le mani, occultando le proprie responsabilità. Il futuro industriale dell’Italia però non può essere certamente legato ai puri aspetti finanziari, ma necessita di una riflessione certamente più larga capace di individuare gli interessi e le prospettive irrinunciabili del Paese, pena il suo decadimento».
x
x