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Favori ai Lo Giudice, chiuse le indagini su Mollace

CATANZARO Chiuse le indagini sul procuratore generale della Corte d’appello di Roma, Francesco Mollace. Nonostante al diretto interessato non sia ancora arrivato alcun avviso, dalla Procura di Cata…

Pubblicato il: 31/01/2015 – 11:43
Favori ai Lo Giudice, chiuse le indagini su Mollace

CATANZARO Chiuse le indagini sul procuratore generale della Corte d’appello di Roma, Francesco Mollace. Nonostante al diretto interessato non sia ancora arrivato alcun avviso, dalla Procura di Catanzaro arriva la notizia che il procuratore capo Vincenzo Lombardo e i pm Gerardo Dominijanni e Domenico Guarascio hanno chiuso le indagini a carico del magistrato reggino, indagato insieme a Luciano Lo Giudice e all’imprenditore Antonino Spanò, entrambi condannati nel procedimento “Do ut des” contro il clan Lo Giudice, per corruzione in atti giudiziari.

E proprio in seguito alla deposizione del pg Mollace in veste di testimone in quel procedimento nasce il fascicolo oggi in mano ai magistrati di Catanzaro. Secondo le accuse della Procura, Mollace avrebbe in qualche modo favorito gli affliati al clan Lo Giudice non svolgendo attività investigativa per verificare le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Maurizio Lo Giudice e Paolo Iannò sulla «pervicacia ed esistenza della famiglia Lo Giudice quale cosca operante nel territorio reggino». In particolare, non avrebbe riaperto le indagini sull’omicidio della moglie del boss Pietro Lo Giudice, Angela Costantino, nonostante i nuovi elementi forniti dai due pentiti. In cambio, stando sempre alle ipotesi formulate dai magistrati catanzaresi, Mollace avrebbe ottenuto la «dazione gratuita dei servizi di manutenzione e rimessaggio» di una barca ormeggiata nel cantiere gestito dal prestanome dei Lo Giudice, Antonino Spanò. In precedenza, a lanciare ombre sull’attività di Mollace era stato Antonino Lo Giudice, prima pentitosi e poi fuggito dalla località protetta in cui si trovava.

Accuse che il magistrato, trasferito a Roma su sua richiesta dopo anni sul fronte reggino, ha sempre respinto al mittente, difendendo con atti e documenti la correttezza del suo operato. Anche per questo, circa un anno fa, assistito dall’avvocato Nicola Cantafora, si è sottoposto a interrogatorio, rispondendo per oltre due ore alle domande dei colleghi.

 

Alessia Candito

a.candito@corrierecal.it

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