Scrivo queste righe mentre il presidente Sergio Mattarella si reca, primo gesto pubblico del suo settennato, a rendere omaggio alle vittime dell’eccidio nazista delle Fosse Ardeatine. Alle radici della nostra Repubblica, con un semplice gesto essenziale. È così Sergio, sarà così la sua presidenza. Piantata nei valori della Resistenza e della Costituzione. Attenta, come ha detto nella sua prima, fulminea dichiarazione – un tweet, praticamente – alle speranze e alle necessità dei cittadini.
Anni fa, con Sergio, facemmo la nostra piccola e ben meno drammatica resistenza. Ci vollero comunque coraggio e forza per opporsi al berlusconismo trionfante, per rifiutarsi di seguire un’onda montante. Al di là del giudizio su quella scelta politica, fu un momento esaltante, uno di quelli che segnano le vite e costruiscono le amicizie.
Asserragliati al primo piano di piazza del Gesù, mettemmo insieme una comunità politica dispersa, e la conducemmo a una insperata vittoria, con l’Ulivo, nel 1996. Sergio era già allora una guida morale, sereno, lucido, mai preoccupato di stare sotto i riflettori. Colpiva la sua mitezza, la sua umiltà, la sua capacità di mediazione, sempre in alto, che mai offuscavano, e anzi alimentavano, la sua autorevolezza.
La sua storia, la nostra, è quella di una cultura politica, quella dei cattolici democratici, che ha costruito l’Italia e che ha ispirato la Costituzione. La cultura di Aldo Moro, vera guida spirituale per lui e per il fratello Piersanti, presidente della regione siciliana ucciso in un oscuro attentato mafioso. Una vera garanzia, questa cultura e questa storia, di rigore, di sobrietà, di servizio e di fedeltà alle istituzioni.
L’ho votato con grande convinzione e con una emozione straripante e so che non me ne pentirò. Le nostre istituzioni sono in mani salde e sicure.
*Deputato del Pd
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