REGGIO CALABRIA «Non possiamo che essere soddisfatti di questa operazione perché abbiamo assicurato alla giustizia quattro soggetti di estrema pericolosità, che già in passato si erano macchiati di reati contro il patrimonio, contestando loro un reato come il riciclaggio che prevede pene fino a dodici anni». Presenta con orgoglio l’operazione messa a segno dai suoi uomini il vicequestore aggiunto Luciano Rindone, dirigente dell’Upgsp, il reparto che in collaborazione con la squadra Mobile questa notte ha stretto le manette ai polsi di Alessandro Bevilacqua e Angelo Berlingeri, finiti in carcere, e Armando Damiano Morello, Fabiano Giuseppe Gaetano Morabito, per i quali il gip ha disposto gli arresti domiciliari. Tutti quanti sono accusati di riciclaggio perché sorpresi a smistare in vari Compro Oro della città gioielli, monili e preziosi, risultati sottratti nel corso di almeno tredici fra furti, scippi e rapine. «Si tratta del risultato di un’operazione innovativa – dice Rindone – che se da una parte è stata tesa a identificare i responsabili di furti e scippi, dall’altra si è concentrata sulla refurtiva».
Partita dagli accertamenti seguiti alla denuncia del furto aggravato di un gioiello commesso il 29 luglio 2013 ai danni di una donna, l’inchiesta è stata portata a temine anche grazie agli accertamenti disposti su una serie di Compro oro della città, che hanno permesso di portare alla luce diverse irregolarità nei registri che i titolari di questi esercizi commerciali hanno l’obbligo di aggiornare quotidianamente. Tutte anomalie che hanno permesso di ricollegare le transazioni sospette a diversi furti consumati negli ultimi due anni, ma soprattutto di individuare gli autori chi aveva materialmente portato quei gioielli in negozio. Una vera e propria lotta contro il tempo non solo perché spesso la refurtiva veniva piazzata anche a poche ore dalla sottrazione, ma anche perché i Compro Oro hanno l’obbligo di trattenere gioielli e preziosi solo per dieci giorni prima di avviarli alla fusione. «La posizione di diversi negozianti è adesso al vaglio dell’autorità giudiziaria – spiega il commissario capo Giuseppe Izzo -, ma è un dato che il proliferare dei Compro Oro abbia portato ad un’evoluzione dell’azione criminale».
Sebbene non ci siano allo stato elementi per indicare i quattro come autori dei furti, di certo l’indagine ha permesso, sottolinea in conclusione il vicequestore Rindone, «di raccogliere a loro carico gravi indizi di colpevolezza per il reato di riciclaggio», ma soprattutto di interrompere la filiera criminale che permetteva ai quattro «di trarre profitto da reati che toccano da vicino il cittadino. Grazie alla nostra azione siamo riusciti a restituire i beni sottratti a diverse vittime di furti e scippi, inclusa una signora cui era stata sottratta la fede nunziale».
a.c.
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