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Giallo a Tunisi, professore di Rossano trovato morto in casa

ROSSANO CALABRO Un uomo originario di Rossano Calabro è stato trovato morto la notte scorsa nella sua abitazione di Sidi Bou Said. Si tratta di Massimo Bevacqua, 42 anni, professore di lingua itali…

Pubblicato il: 05/02/2015 – 9:31
Giallo a Tunisi, professore di Rossano trovato morto in casa

ROSSANO CALABRO Un uomo originario di Rossano Calabro è stato trovato morto la notte scorsa nella sua abitazione di Sidi Bou Said. Si tratta di Massimo Bevacqua, 42 anni, professore di lingua italiana all’Università di Cartagine e all’Istituto italiano di cultura di Tunisi. 
Bevacqua, noto arabista, insegnava a contratto anche in Italia nelle Università di Roma e Urbino, viveva in Tunisia in un appartamento a Sidi Bou Said, dove il suo corpo è stato trovato privo di vita. La magistratura locale sta indagando sul caso, disposta l’autopsia sul cadavere. Le autorità locali attribuiscono il decesso del nostro connazionale a un incendio sviluppatosi all’interno della sua abitazione per motivi ancora da chiarire. L’autopsia disposta dalla magistratura tunisina è stata fissata per domani.

Nel tardo pomeriggio di mercoledì, l’ambasciata italiana a Tunisi ha informato le nostre autorità della morte del giovane professore e ha dato incarico di avvisare i familiari dell’uomo che vivono a Rossano Calabro. I carabinieri si sono recati a casa della vittima e hanno comunicato la ferale notizia alla sorella. A Rossano, infatti, vivono la madre di Bevacqua e altre due sorelle del professore. Dopo alcune ore, Catalado Bevacqua, fratello della vittima – che invece vive a Torino per lavoro -, è partito immediatamente per Tunisi per cercare di capire che cosa sia realmente successo. 

Massimo Bavacqua era uno stimato e apprezzato professionista in Italia e all’estero. Viveva metà settimana a Tunisi e metà in Italia per motivi accademici. Era sempre in viaggio per lavoro, ma anche per piacere. Tutti lo ricordano come un giovane amante della vita e della cultura in generale. Era sempre immerso nelle sue letture e nei suoi studi. Recentemente aveva pubblicato dei libri in arabo dal contenuto delicato. 

Da mercoledì sera Rossano è attonita per la notizia – così dolorosa e improvvisa – della perdita di un suo figlio illustre. Un messaggio di cordoglio alla famiglia e agli italiani è stato espresso dall’Ambasciata italiana a Tunisi. 

 

«SCONVOLTI» I COLLEGHI DELL’ATENEO DI URBINO
«Siamo sconvolti. Massimo Bevacqua era un collega di valore e una bravissima persona, non sappiamo cosa possa essere accaduto». Il prof. Klaus Ehrardt è il coordinatore del corso universitario di Pesaro Studi (facoltà di Lingue e cultura straniere dell’ateneo di Urbino) in cui Bevacqua, trovato morto in Tunisia, insegnava lingua araba con un incarico a contratto. La notizia del decesso del professore, 42 anni, originario di Rossano Calabro, docente con corsi anche presso l’Istituto italiano di Cultura a Tunisi, a Cartagine e a Roma, è arrivata ieri nell’ateneo feltresco. «Una nostra collaboratrice tunisina – racconta Ehrardt – ha ricevuto una telefonata dalla Tunisia: qualcuno sarebbe entrato nell’abitazione del prof. Bevacqua a Sidi Bou Said, avrebbe messo tutto a soqquadro e poi ucciso il docente e dato fuoco alla casa. Ma le notizie sono confuse e frammentarie, non abbiamo alcuna conferma in proposito». Le autorità tunisine non hanno infatti ancora fatto ipotesi sulle cause della morte e un’autopsia è stata disposta per domani. A Pesaro Bevacqua era atteso il prossimo 18 febbraio per le sessioni d’esame e di laurea. «Era molto stimato e apprezzato dai ragazzi, un ottimo arabista, insegnava con entusiasmo e serietà». Come molti giovani docenti «per vivere doveva fare tanti lavori in tutte queste università e spesso, quando lo cercavamo al telefono, ci rispondeva da qualche aeroporto». Tempo addietro a Pesaro aveva promosso una rassegna di film tunisini e algerini che aveva riscosso «molto successo». Bevacqua aveva la residenza in Tunisia, ma Ehrardt non sa molto della sua vita privata. «Ci mancherà, organizzeremo qualcosa per ricordarlo in ateneo».

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