TUNISI C’è un riserbo strettissimo da parte degli inquirenti tunisini in merito agli esiti dell’autopsia di Massimo Bevacqua, il docente universitario di 42 anni, originario di Rossano (Cosenza), trovato senza vita nella sua abitazione di Sidi Bou Said, a Tunisi. L’esame autoptico, iniziato a mezzogiorno, è durato oltre quattro ore. Il delitto è avvenuto nella notte tra il 3 e il 4 febbraio all’interno del piccolo appartamento che Bevacqua occupava nel villaggio sul mare non distante dal centro della capitale tunisina dove risiedono molti stranieri. Si ipotizza che Bevacqua sia stato accoltellato e poi sia stato dato fuoco alla casa per nascondere le tracce, ma mancano conferme in tal senso da parte degli investigatori. In ogni caso nulla di quanto è emerso dall’autopsia, effettuata dai medici legali tunisini, secondo quanto si è appreso a Rossano, dove vivono i familiari di Bevacqua, è stato riferito al fratello, Cataldo che si trova in Tunisia dalla sera di mercoledì scorso. Il fratello del docente, inoltre, aveva anche chiesto che all’autopsia potesse assistere un perito di parte in rappresentanza della famiglia, ma la richiesta non è stata presa in considerazione dalle autorità tunisine. A Cataldo Bevacqua, sempre secondo quanto si è appreso in Calabria, le autorità nordafricane avrebbero negato anche di vedere il cadavere del fratello. Al fratello della vittima, inoltre, sarebbe stato impedito di entrare nell’abitazione del congiunto per recuperare almeno i suoi effetti personali. Bevacqua, noto arabista, era professore di lingua italiana all’università di Cartagine e all’Istituto italiano di cultura della capitale tunisina. In Italia insegnava lingua araba con un incarico a contratto alla facoltà di Lingue e culture straniere di Urbino, dove era atteso per una sessione di esami in programma la prossima settimana.
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