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Vincenzo Speziali: chi mi risarcirà di cinque anni di calvario giudiziario?

«Dopo più di cinque anni di calvario giudiziario, ma soprattutto dopo aver proclamato la mia estraneità ai fatti contestati, con dignità e senza clamore (sin dall’inizio, di questa incredibile stor…

Pubblicato il: 06/02/2015 – 16:29

«Dopo più di cinque anni di calvario giudiziario, ma soprattutto dopo aver proclamato la mia estraneità ai fatti contestati, con dignità e senza clamore (sin dall’inizio, di questa incredibile storia), vedo, seppur tardivamente, riconosciuta la mia innocenza, in un procedimento che nulla aveva di consistente, dal punto di vista investigativo o che potesse essermi addebbitato penalmente». Lo afferma, in una nota, Vincenzo Speziali. 
«Mi chiedo – aggiunge – adesso dopo che è passato tutto questo tempo, chi potrà risarcirmi, moralmente e non solo, visto come poi si è sviluppata l’intera vicenda giudiziaria, la quale è bene ricordare come sia stata l’origine di una serie di equivoci e di fraintendimenti, non solo sulla mia personale onestà, bensì sulla mia professionalità: sommariamente, sono state messe in dubbio entrambe, prendendo per verità assolute, la tesi accusatoria e le dichiarazioni di inattendibili testi, senza ricordare che dall’età di 29 anni ho ricoperto gli incarichi di consigliere delegato o di membro di Cda, di numerosi istituti di credito di primario interesse nel paese, ovvero sia, Cassa di risparmio di Teramo, Intesa Formazione e Etr (Gruppo Intesa), oppure per il Gruppo BPM-Banca popolare di Milano, in Banca Akros (prima banca d’affari italiana) e Cassa di risparmio di Alessandria (dove ho curato la fusione con la Banca di Legnano). Tralascio i miei interessi imprenditoriali in Libano, dove ho aperto una mia società, la quale da anni coopera con alcune tra le più importanti imprese nazionali, nel campo delle infrastrutture e della costruzione di modelli finanziari del Ppp (Public private partenerschip) e che è stato possibile grazie allo sviluppato e diffuso senso di garantismo, di cui la terra dei Cedri è permeata e dove nessuno mi ha mai fatto pesare, la mia infelice condizione di indagato. Ricordo, anche, a me stesso e a tutti quanti, che all’atto dell’apertura di questa, che non si può definire seria inchiesta, il sottoscritto era anche uno dei direttori centrali di Altran Italia (società appartenente alla multinazionale francese Altran) e che il mio contratto, chiaramente venne poi a cessare, visto il clamore e le affrettate conclusioni, che la sola indagine avevano avuto come conseguenza. Nessuno degli eventuali responsabili di tutto il dolore che ho sopportato, pensa oggi, di dovermi porgere delle scuse, le quali avrei ben piacere di ricevere, ma che non richiedo, dato che durante questo periodo ho avuto solo la mia famiglia, gli amici di una vita (che ringrazio uno per uno, noti e meno noti) e principalmente la fede in Dio, a supportarmi e a darmi coraggio e forza, al fine di andare avanti, a testa alta per affrontare questo oceano di amarezza, nel quale navigavo. Per ben cinque volte (proprio a causa del tempo che passava, inesorabilmente), tramite i miei legali, che ringrazio, ho chiesto di vedere definita la posizione, avendo avuto la sensazione che si potesse rischiare la prescrizione, nella quale molti degli imputati (e non solo essi), evidentemente, confidano, poiché nessuno a parte me, ha chiesto, insistenetemente, la fissazione dell’udienza preliminare; e poi, come non rammentare le ben due richieste, una volta conclusa l’indagine (è bene ricordarlo, dopo 4 anni dall’avviso di garanzia, roba da terzo mondo), ufficialmente inviate e depositate alla segreteria del pm titolare. La mia è stata la sopportazione silenziosa di barbarie e lo dico con la pena nel cuore, poiché la Procura di Crotone aveva anche richiesto misure estreme che per ben due volte e da parte dei giudico hanno respinto. È stata anche una dolorosa parentesi che ha segnato i migliori anni della mia vita, oltre che quelli di mia moglie, dei miei figli (soprattutto del secondo), di mio padre, di mia madre e dei miei fratelli, ai quali chiedo ancora scusa, pur sapendo bene, tutti, che il sottoscritto è stato vittima e non carnefice. Si sappia fin da ora che i miei legali agiranno nei confronti di tutti i responsabili, in sede penale e in sede civile e, per chi ve ne sarà possibilità, pure in sede disciplinare, all’ordine professionale di appartenenza, chiunque esso sia e qualunque funzione ricopra». 

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