CATANZARO Si dividono tra gli “online” e i “disconnessi”, i minori, nativi digitali, in Calabria. Lo rileva un’indagine Ipsos per “Save the children”. Nella regione – secondo quanto emerso – i primi sono giovanissimi sempre connessi, anche grazie agli smartphone, per l’82% dichiarano di utilizzare Facebook. Usano Whatsapp (50%) e Instagram (18%). Uno su 5 utilizza Twitter (20%). Significativo anche l’uso delle app dedicate alla musica come Spotify (6%). E ancora: conoscono abbastanza bene le regole che governano la privacy della Rete (53%), ma non se ne preoccupano più di tanto (55%). Vivono relazioni “virtuali” nei gruppi di conversazione sulle applicazioni di messaggistica dei loro smartphone, a volte anche con persone che non conoscono direttamente (32%): quasi uno su tre (27%) invia messaggi, video o foto con riferimenti sessuali a gruppi dove non conosce tutti i partecipanti e uno su tre (33%) si dà appuntamento con qualcuno conosciuto solo attraverso questi gruppi. Preoccupante, però, è il tipo di esperienze che questi ragazzi vivono sulla rete: il 56% degli intervistati nella regione afferma di aver scoperto che la persona incontrata in rete non era di fatto quella che diceva di essere, esperienza vissuta in prima persona dal 9% dei ragazzi. Il 29% afferma la ricorrenza di atti di cyberbullismo, nei confronti degli amici o di se stessi (10%). Dalla ricerca emerge poi il dato relativo ai ragazzi che, invece, dalla rete sono fuori: i “disconnessi”.
In Italia sono 452mila gli adolescenti che non hanno mai avuto accesso a internet (11,5%), 17,4% nel Sud e nelle Isole, pari a 270mila. La presenza di adolescenti disconnessi è maggiore nelle famiglie che dichiarano di vivere in condizioni economiche “assolutamente insufficienti” (22,7%) o con “risorse scarse” (14,2%), mentre è estremamente ridotta in quelle che dichiarano di vivere in condizioni economiche “ottime o adeguate” (6,5%). «I nuovi media – afferma Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia – rappresentano una grande opportunità per i nostri ragazzi, per la loro crescita personale e formativa. L’accesso a queste tecnologie è un diritto che dovrebbe essere garantito a tutti i ragazzi, così come un’adeguata formazione nell’utilizzo di questi strumenti e la sicurezza di potersi muovere in un ambiente digitale che non nasconda rischi o pericoli. Il rischio è quello di trovarci di fronte a dei “nuovi analfabeti”, che non hanno la possibilità di utilizzare le nuove tecnologie o che non hanno le necessarie competenze per farlo. È fondamentale garantire ai nostri adolescenti il diritto all’accesso, alla formazione e alla sicurezza di queste tecnologie e le istituzioni e la scuola in primis, le famiglie e le aziende Ict devono essere più consapevoli – conclude – di questa responsabilità».
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