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«I boss decidevano il calcestruzzo per la Fondazione dedicata a Natuzza»

CATANZARO Sono 900 le pagine nelle quali il gup distrettuale di Catanzaro, Maria Rosaria De Girolamo, illustra le motivazioni della sentenza del processo in abbreviato “Black Money” contro i presun…

Pubblicato il: 09/02/2015 – 17:08
«I boss decidevano il calcestruzzo per la Fondazione dedicata a Natuzza»

CATANZARO Sono 900 le pagine nelle quali il gup distrettuale di Catanzaro, Maria Rosaria De Girolamo, illustra le motivazioni della sentenza del processo in abbreviato “Black Money” contro i presunti esponenti del clan Mancuso di Limbadi conclusosi il 29 luglio dello scorso anno con la condanna di 15 imputati e l’assoluzione di altri sette. Il gup, nelle motivazioni, mette in evidenza la vicenda relativa alla fornitura di calcestruzzo per la realizzazione della fondazione “Cuore immacolato di Maria Rifugio delle anime” voluta da Natuzza Evolo e a lei dedicata. Nella sentenza si fa riferimento, tra l’altro, alle sommarie informazioni rese dall’imprenditore Francesco Naso dalle quali si ricava che fosse stato convocato, assieme a un altro imprenditore, Francesco Valenti, da Pantaleone Mancuso, detto “Vetrinetta”, il quale aveva deciso che la fornitura di calcestruzzo per la costruzione della Fondazione di Paravati venisse affidata a Naso, senza tuttavia che questi ne avesse fatto richiesta. E la circostanza dell’intromissione di Mancuso venne confermata da padre Michele Cordiano, che aveva riferito di aver ricevuto personalmente l’indicazione del nominativo di “Ciccio Naso”, a lui sconosciuto, da Pantaleone Mancuso. “Nel mese di giugno – riferì il religioso, escusso a sommarie informazioni – ricevevo la visita di Pantaleone Mancuso che mi suggerì, qualora vi fosse stata necessità di calcestruzzo, il nominativo di Francesco Naso di Limbadi. Io non avevo mai sentito parlare di lui anche perché, per lavori precedenti di poca entità, mi ero rivolto ad altri fornitori”. Sta di fatto che la fornitura fu poi effettivamente affidata all’imprenditore Naso nonostante le attività precedenti fossero state svolte da altre ditte. Questa vicenda, secondo il gup De Girolamo, dimostra ancora una volta come i componenti della famiglia Mancuso siano intervenuti per decidere l’affidamento dei lavori alle imprese senza averne alcun titolo, ingerendosi di fatto nelle attività economiche e imprenditoriali della zona e, in tal modo, controllandole.

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