CATANZARO Troppi interrogativi e dubbi circondano la vicenda della stipula, a trattativa privata, della nuova convenzione tra Regione Calabria e Aci nazionale.
Ne riparliamo perché, nel decreto di autorizzazione della convenzione, abbiamo scovato un altro documento ufficiale registrato a firma del dirigente del settore Tributi completamente ignorato. A quegli interrogativi, dunque, se ne aggiungono altri.
Sono in gioco davvero tanti soldi, oltre 20 milioni certi da liquidare, ma potrebbero essere molti di più quando l’Aci nazionale presenterà il conto definitivo. E poi quell’altro milione circa da erogare quale una tantum per tre anni e di cui non si conoscono le giustificazioni. Molti già pronosticano un nuovo e più clamoroso contenzioso milionario. Staremo a vedere.
Intanto il governatore Mario Oliverio e l’assessore al Bilancio Vincenzo Ciconte dovranno necessariamente verificare la regolarità e la congruità dell’operazione, fare chiarezza e presto su quanto sottoscritto, soprattutto per controllare se, dall’espletamento della convenzione con tutte le procedure concordate in fretta dal dipartimento al bilancio, dovessero scaturire risultati non favorevoli alla riscossione delle tasse auto. E in questo caso vanno apportate, da subito, le giuste modifiche almeno per limitarne eventuali danni erariali che, in Regione, si sa, sono sempre in agguato. Troppo spesso sono state erogate somme non dovute senza alcun controllo.
Intanto un dato inequivocabile balza agli occhi e cioè l’assenza di coordinamento e programmazione nella gestione della vicenda da parte del dipartimento al Bilancio. Ne ripercorriamo le fasi.
C’è un decreto (6 agosto 2014) che autorizza la convenzione e la stipula della stessa (sottoscritta poi lo scorso 10 settembre) con semplice trattativa privata, giustificata dal poco tempo disponibile utile all’emissione degli accertamenti 2011, pena la prescrizione di legge. Ma, in verità, anche tale operazione, comunque, è stata portata a termine a ridosso degli incombenti rischi prescrizionali per le tasse auto 2011 (il 31 dicembre 2014).
C’è poi un dirigente generale al bilancio, Pietro Manna che, incurante della certa imminente sospensione per via della condanna subita, vola a Roma e sottoscrive una convenzione, autorizzata dal dirigente di settore vicario, che altri dovranno seguire. E solo dopo la firma dell’atto, il dipartimento al Personale provvede alla mobilità dello stesso in altro settore, lasciando alla nuova giunta l’eredità di oltre venti milioni da pagare ad Aci.
Agli atti, piuttosto, risulta anche un particolare importante non trascurabile.
Nel decreto 9768 del 6 agosto a firma del dirigente del settore tributi vicario, mentre il titolare era in ferie, si richiama il decreto 17087 del 31 ottobre 2013 e registrato l’11 dicembre, a firma del dirigente del settore tributi titolare, Donatella Fornaro, con il quale si procedeva alla indizione di un appalto pubblico con le procedure di legge secondo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa impegnando 4 milioni e mezzo per la postalizzazione degli avvisi di accertamenti.
Ma a questo atto, il dirigente del settore titolare, perché non ha fatto seguire la gara di appalto decretata? E perché al suo rientro non ha operato alcun controllo o verificato gli atti emanati in sua assenza?
Undici mesi dopo, dunque, con il semplice decreto 9768 del 6 agosto si autorizza la convenzione a trattativa privata a firma del dirigente supplente. E nel decreto non si fa riferimento ai 4 milioni e mezzo stabiliti, bensì a 8,3 milioni.
Altro aspetto poco chiaro: sebbene il dirigente generale e i dirigenti del settore e dei servizi tributi fossero a conoscenza del contenzioso in atto promosso nel 2013 per circa 9 milioni contro lo stesso dipartimento al bilancio, hanno preferito non tenerne conto, assegnando all’Aci con trattativa privata servizi per un importo superiore ai 20 milioni (qualcuno parla di cifra approssimativa) oltre ad una tantum di circa 300mila euro annuali per tre anni.
Il contenzioso nasce nel 2008 a seguito di mancato pagamento da parte del settore tributi richiesto da Aci per l’espletamento della precedente convenzione.
Il dirigente dell’epoca, responsabilmente, a seguito di accurati controlli evidenziò numerose anomalie nella gestione della convenzione quantificando i danni subiti dalla Regione. E dopo varie riunioni tra le parti si propose una transazione non accettata dell’Aci. A distanza di cinque anni, nel 2013 viene presentata richiesta legale per il pagamento delle fatture contestate dalla Regione, dopodiché la presidenza della giunta ha proceduto alla nomina dell’avvocato Barillà del foro di Reggio Calabria per la difesa.
Ora la stipula della nuova convenzione, in sede di dibattimento del vecchio contenzioso, potrebbe pregiudicare l’esito della causa.
L’Aci, a questo punto, forte del nuovo contratto firmato, cercherà di dimostrare che la precedente dirigenza, nel promuovere i controlli e le contestazioni aveva preso un abbaglio, mentre la gestione precedente delle tasse auto era stata positiva tanto da meritare nel 2014 un nuovo contratto e anche abbastanza oneroso.
Chissà cosa ne pensano di tutta questa storia l’ex assessore al Bilancio Mancini e l’ex presidente facente funzioni della giunta regionale Antonella Stasi. Erano al corrente di tutta questa vicenda?
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