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Caso Lanzino, Ris al lavoro per la comparazione del Dna

COSENZA E’ iniziata, questa mattina nei laboratori del Reparto scientifico dei carabinieri di Messina, il lavoro del Ris per eseguire la comparazione del Dna prelevato sul campione di terra, che er…

Pubblicato il: 10/02/2015 – 15:51
Caso Lanzino, Ris al lavoro per la comparazione del Dna

COSENZA E’ iniziata, questa mattina nei laboratori del Reparto scientifico dei carabinieri di Messina, il lavoro del Ris per eseguire la comparazione del Dna prelevato sul campione di terra, che era stato trovato sotto il cadavere di Roberta Lanzino, la studentessa di Rende, violentata e uccisa il 26 luglio del 1988 sulla strada di Falconara Albanese. I militari, guidati dal maggiore Carlo Romano, comandante della sezione Biologia del Ris di Messina e dal collega, il maresciallo Giovanni Marcì, dovranno confrontare il Dna cone quello di Franco Sansone e dei familiari di Luigi Carbone, vittima di lupara bianca e accusato assieme a Franco Sansone di aver ammazzato Roberta. Per la scomparsa di Carbone sono accusati, invecem rispettivamente il padre e il fratello di Sansone, Alfredo e Remo Sansone. Nelle scorse settimane è stato eseguito il tampone salivare a Sansone, che si trova a scontare altra pena nella sua abitazione di Cerisano per motivi di salute e poi è stato eseguito il prelievo – in un’aula del tribunale di Cosenza, sui genitori di Carbone e sui suoi due figli maschi.
Le operazioni scientifiche hanno preso il via questa mattina anche alla presenza dei consulenti di parte. Da quanto si è appreso, la comparazione del Dna con quello dei familiari di Carbone richiederebbe più tempo.

Il collegio, presieduto dal giudice Maria Antonia Gallo, ha concesso trenta giorni di tempo al termine dei quali il Ris dovrà riferire gli esiti delle analisi. Sarà analizzato anche quello isolato da un organo di tessuto appartenente a Roberta Lanzino. Intanto, quando il Ris ha reso noto l’esito delle loro verifiche sui reperti, affermando di aver isolato una traccia di Dna, la difesa di Franco Sansone, rappresentato dall’avvocato Enzo Belvedere, ha reso noto che quel Dna non appartiene a Sansone perché ha già sottoposto il suo assistito all’esame per ben due volte e non risulta compatibile. Ma la parola fine, adesso, spetta al Ris, che – nominato consulente dal tribunale – dopo aver eseguito il prelievo su Sansone e comparato le tracce, dovrà riferire se quel Dna appartiene o meno a Sansone o a Carbone.
Bisognerà aspettare la prossima udienza del 5 marzo quando i militari del Ris renderanno noto in aula i risultati delle loro verifiche.

 

Mirella Molinaro

m.molinaro@corrierecal.it

 

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