ROSARNO Pena confermata anche in Appello per Luigi Preiti, il calabrese finito alla sbarra per aver sparato il 28 aprile 2013 contro i carabinieri schierati davanti a Palazzo Chigi mentre era in corso l’insediamento del governo guidato da Enrico Letta. Per lui, il pg Francesco Mollace aveva chiesto non solo la conferma della condanna, ma anche l’aumento di due anni della pena inflitta all’uomo, sottolineando che il calabrese era arrivato a Roma con un preciso programma di morte. Un inasprimento che i giudici della Corte d’appello della Capitale non hanno concesso, confermando però l’impianto accusatorio sostenuto dal pg Mollace, che nel corso della requisitoria aveva ripercorso il piano di morte progettato da Preiti. Dalla sua Rosarno, l’uomo si era spostato a Roma, la notte aveva riposato in albergo e il giorno dopo si era presentato di fronte a palazzo Chigi con il preciso proposito di uccidere. Una circostanza ammessa dallo stesso Preiti dopo l’arresto, quando ai microfoni di Radiorai aveva spiegato «Sono arrivato ieri, volevo fare qualcosa di eclatante contro i politici, so che c’è il giuramento del governo oggi. Volevo colpire dei politici, due o tre, non lo so… e volevo uccidermi. Poi ho visto che era difficile colpirli, non c’era nessuno di loro, e ho sparato contro la prima divisa che ho visto, ho sparato alla cieca, non so… non li ho scelti, non ce l’ho con i carabinieri, mi dispiace parecchio per quelle due persone». In realtà, aveva sostenuto il pg Mollace nel corso della requisitoria, utilizzando videoriprese, foto nonché le dichiarazioni degli innumerevoli testimoni, Preiti quel giorno si è presentato di fronte a Palazzo Chigi con la precisa intenzione di uccidere, ha sparato mirando a tutti e quattro i carabinieri lì presenti – a conferma della tesi accusatoria dell’omicidio plurimo – solo per caso solo il brigadiere Giuseppe Giangrande è rimasto ferito in maniera invalidante. «Quella dei giudici è una decisione giusta, va bene così», ha commentato Martina Giangrande, figlia del brigadiere ferito gravemente, attualmente – informa la donna «in condizioni stabili». A chi le chiedeva se avesse qualcosa da dire a Preiti la ragazza ha risposto: «A lui non ho proprio nulla da dire».
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
Senza le barriere digitali che impediscono la fruizione libera di notizie, inchieste e approfondimenti. Se approvi il giornalismo senza padroni, abituato a dire la verità, la tua donazione è un aiuto concreto per sostenere le nostre battaglie e quelle dei calabresi.
La tua è una donazione che farà notizia. Grazie
x
x