ROMA «Poste italiane non chiuda gli uffici periferici nelle zone scarsamente popolate e in particolare nei comuni di montagna». A chiederlo è la deputata del Pd Enza Bruno Bossio, firmataria di un’interrogazione urgente a risposta immediata al ministro dello Sviluppo Economico. «Avevo già presentato il 17 settembre scorso – spiega Bruno Bossio – un’interrogazione in commissione Trasporti per sapere come mai Poste italiane, che pure è di proprietà dello Stato, si muova in una logica produttivistica e senza tenere conto dei doveri legati al suo essere azienda che deve assicurare un servizio universale. Anche in quell’occasione protestavo in particolare per la chiusura degli uffici periferici di montagna».
Anche «alla luce delle previsioni intervenute con la legge di stabilità», Bossio avanza di nuovo la stessa richiesta con una nuova interrogazione, indirizzata al ministero di Federica Guidi, a prima firma di Enrico Borghi, presidente dell’intergruppo parlamentare per lo Sviluppo della montagna, e sostenuta da altri 66 deputati del Pd. «Riproponiamo il problema della chiusura degli uffici periferici e quello del conseguente grave disagio alla popolazione. E chiediamo di avviare al più presto un confronto con la direzione di Poste per discutere di questa scelta», spiega la deputata del Pd. Che aggiunge: «Chiediamo inoltre di sapere quale azione intende intraprendere il ministro per favorire una concertazione tra Poste e le amministrazioni locali. Interi paesi non possono essere lasciati senza un servizio essenziale».
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