BOLOGNA Roberta Tattini, la consulente fiscale di Bologna accusata di concorso esterno in associazione di tipo mafioso nell’operazione “Aemilia” è stata «una figura sopravvalutata» dagli inquirenti. Lo ha detto l’avvocato Girolamo Mancino, difensore della donna, in carcere a Vigevano, di cui oggi si discuteva l’istanza al tribunale del Riesame. Tattini non era presente. Il legale ha chiesto la scarcerazione o in subordine i domiciliari, il collegio si è riservato. «Abbiamo sostenuto – ha detto l’avvocato – che mancano i presupposti per la custodia cautelare, sono venute meno le esigenze dell’inquinamento delle prove, della reiterazione del reato e del pericolo di fuga». Con personaggi ritenuti legati alla ‘ndrangheta Tattini ha «avuto contatti per motivi di lavoro, solo per un breve periodo e con un unico referente». Secondo il difensore, quando si accorse di quello che stava succedendo, a luglio 2012, la consulente «ha trovato la forza di dire basta, ha troncato ogni rapporto» e Antonio Gualtieri, uno degli arrestati «fu cacciato dal suo studio». Inoltre «non ci ha guadagnato nulla: elementi per dire che ha guadagnato non ce ne sono».
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