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A Reggio di scena la vita difficile di Carnevali

REGGIO CALABRIA Uno spettacolo per pochi eletti quello di “Notturno americano” portano in scena al teatro “Francesco Cilea” di Reggio Calabria venerdì sera. Le circa cento persone che hanno assisti…

Pubblicato il: 14/02/2015 – 10:31
A Reggio di scena la vita difficile di Carnevali

REGGIO CALABRIA Uno spettacolo per pochi eletti quello di “Notturno americano” portano in scena al teatro “Francesco Cilea” di Reggio Calabria venerdì sera. Le circa cento persone che hanno assistito al reading interpretato e musicato da Emidio Clementi, scrittore e musicista dei “Massimo Volume”, Corrado Nuccini ed Emanuele Reverberi rispettivamente chitarrista, voce e violinista polistrumentista dei “Giardini di Mirò”, hanno occupato un spazio insolito del teatro, il palco. I tre interpreti volgevano le spalle al sipario chiuso, sul quale, su un pannello, venivano proiettati alcune fotografie. “Notturno americano” è una storia vera, quella autobiografica di Emanuel Carnevali, scappato dall’Italia nel 1914 per inseguire il sogno americano ricercato da molti, ma che ha finito per scontrarsi, invece, con la dura realtà dei primi del Novecento. La miseria, la fame, la vita di chi è costretto a fare a botte per un tozzo di pane, di chi cambia decine di lavori e vive di stenti, di chi «accarezza il sogno, ma non riesce a stringerne uno», recita Clementi, perché la parola «America» è sempre sussurrata, come fosse solo un sogno da cui destarsi.
Racconti di chi aspetta, a fine sera, di rovistare tra i rifiuti con la speranza di trovare anche solo una moneta dimenticata dai clienti dei locali, oltre a bocconi per la cena, perché «la povertà è sfacciata, se ne frega di tutto e tutti» continua lo scrittore marchigiano. La vita di Carnevali ripercorsa nelle tappe americane da New York, dove arriva nel 1914, a Chicago, dove si sposta nel 1921, prima di tornare in Italia, colpito da una meningite letargica, l’anno successivo con una sola certezza: «Ho rovinato tutto, ma non devo niente a nessuno». Carnevali rientra fra gli scrittori americani di origine italiana, ma la sua storia e il suo romanzo “Il primo dio” (pubblicato postumo nel 1978), non sono molto conosciuti. La scelta del gruppo è chiara «Il fatto che non sia famoso potrebbe essere, di per sé, anche il motivo per cui abbiamo deciso di lavorare su di lui – spiega Corrado Nuccini – In realtà, queste operazioni funzionano anche se c’è un punto di contatto tra un’emozione che puoi dare tu e quella che l’autore ti rende indietro. Abbiamo deciso di valorizzare questo scrittore, mettendo in piedi lo spettacolo. Sono storie di poesie americane, è il rapporto di Carnevali con la scrittura e il suo voler fare combaciare, appena giunto in America, questo con altri lavori». Il contatto di cui parla è avvenuto per caso, negli anni ’90, quando Emidio Clementi lavorava a Bologna, come cameriere, in un ristorante greco. Fu un cliente, una sera, a regalargli un libro “Il primo dio” dicendogli «Leggilo, perché è un autore che mi ricorda molto te». Una sorta di passaggio del testimone, come spiega lo stesso Clementi «Lui è morto a cento metri dall’osteria in cui io lavoravo. L’ospedale psichiatrico è là dietro. Carnevali descriveva un mondo che era molto simile al mio, con uno sguardo penetrante, lo stesso che avrei voluto avere io da scrittore. È come se lui mi avesse preso per mano e dato occhi diversi».
La parte finale e conclusiva del reading sono due vicende in cui quella di Emidio Clementi e Emanuel Carnevali si intrecciano: parti tratte da”L’ultimo Dio” e poi un filo narrativo che si collega a “Il primo dio”in cui si racconta il ritorno dello scrittore in Italia, a Bazzano, dove muore. I quadri, proiettati sullo schermo, sono immagini d’epoca e di repertorio lavorate da Gianluca Costantini illustratore e fumettista di Bologna. «Pensavamo che potesse essere una suggestione in più. In alcune di esse c’è Carnevali- continua Clementi -. Una in cui lui è steso sull’erba ed è molto giovane, sembra un ragazzo di oggi. Anche se scrive nel 1914, c’è molta attualità in quello che dice e per come la racconta. Io ho un’ossessione per Carnevali. Non dico che ho scoperto la letteratura e l’amore per la scrittura con lui, ma è arrivato in un momento fondamentale e di crescita mia e, per la prima volta ho considerato il fatto che non avevo bisogno di un’altra vita, ma avevo bisogno di uno sguardo diverso, solo più profondo».

 

Miriam Guinea

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