REGGIO CALABRIA Nel 1963 Pier Paolo Pasolini e il produttore Alfredo Bini, girarono l’Italia alla ricerca delle location perfette per il film “Il Vangelo secondo Matteo”. Durante quel viaggio attraverso il Paese il poeta bolognese, microfono alla mano, tentò un’impresa incerta e difficile: domandare agli italiani cosa pensassero sulla sessualità, il buon costume, il lavoro, la famiglia e molti temi scottanti che potevano far loro storcere il naso. Da questo tentativo nacque, due anni dopo, il film-documentario “Comizi d’amore”. Sabato sera, il “Teatro delle forme” di Torino ha portato in scena, sul piccolo palco di “Spazio Teatro” a Reggio Calabria, il teatro d’inchiesta ispirandosi proprio all’impresa pasoliniana. Antonio Damasco e Valentina Padovan si sono posti una sfida: girare l’Italia, con microfono e una telecamera, ponendosi una sola domanda: «Cosa domanderebbe Pasolini, oggi, agli italiani?». Nella piccola “tribuna” reggina i due attori, che meglio sarebbe chiamarli cronisti, si sono uniti al pubblico e, con esso, hanno passato in rassegna la pellicola del 1965. Le domande fatte da Pasolini alla gente comune e ad amici come Ungaretti, Moravia e Musatti, sono state adeguate alla contemporaneità e poste allo spettatore reggino che, dopo un imbarazzo iniziale, è stato coro di questo spettacolo che si è consumato in un clima che sembrava più quello di un salotto domestico, che spazio teatrale. Sessualità, matrimoni e adozioni gay, unioni interrazziali e interreligiose, case chiuse e prostituzione, ma anche precariato e pensioni, sono stati alcuni dei temi affrontati da Valentina Padovan, mentre Antonio Damasco si esibiva in monologhi tratti dai testi di Primo Levi, lo stesso Pasolini e Martin Sherman. Nato nel 2012, lo spettacolo ha coinvolto più di cinquanta città italiane e troverà conclusione in un libro di prossima pubblicazione “Comizi d’amore…oggi”. Seppur non sia dichiaratamente un omaggio al regista scomparso nel 1975, il lavoro vede in lui un riferimento necessario. «In realtà è casuale il fatto che sia capitato a distanza di quarant’anni dalla morte di Pasolini, ce ne siamo resi conto molto dopo – dichiara Antonio Damasco -. Noi volevamo lavorare esclusivamente sulla sessualità, non c’era l’idea di coscienza di occuparsi di qualcosa di così importante. Abbiamo iniziato a vedere “Comizi d’amore” e, dopo questo, è cambiato il lavoro. Volevamo partire dal capire quale fosse la morale sessuale degli italiani e poi siamo finiti a parlare di politica, tematiche che coinvolgono il Vaticano e il governo. Pasolini all’epoca parlava di divorzio, adesso sarebbe anacronistico farlo. Le case di tolleranza invece tornano e lo dimostrano le risposte che raccogliamo durante i nostri spettacoli ». Un viaggio che cerca di comprendere, conoscere e analizzare i costumi degli italiani, in replica stasera sempre sul palco di “Spazio Teatro”.
Miriam Guinea
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