REGGIO CALABRIA Una guerra tra poveri, fatta di strepiti, proteste e colpi bassi. L’assemblea che ha visto l’elezione a consigliere della Lega Pro del presidente della Vigor Lamezia Claudio Arpaia non è stata uno spettacolo edificante. Un consesso quasi diviso a metà, che è riuscito a compattarsi solo quando è stato chiamato a esprimersi sulla ripartizione delle esigue risorse finanziarie disponibili.
Poi, quando è arrivato il momento di affrontare il secondo punto all’ordine del giorno, quello dell’elezione di un nuovo consigliere, è scoppiato il putiferio. La cordata che fa capo al duo Gravina-Ghirelli ha chiesto la verifica della governance di Lega, convinta di riuscire a strappare la presidenza a Mario Macalli e, di fatto, sottrarre l’organismo dall’influenza del patron della Lazio e della Salernitana, Claudio Lotito. Ne è scaturito un dibattito accesissimo, in cui il vero alfiere della linea lotitiana è stato ancora una volta il presidente della Reggina Lillo Foti. Il massimo dirigente amaranto, già alla vigilia dell’assemblea, aveva assunto pubblicamente posizione a sostegno di Lotito, dopo la bufera scaturita dalle dichiarazioni di quest’ultimo riguardo al possibile collasso del sistema calcistico in caso di promozione in serie A di squadre come Carpi e Frosinone. Frasi rilasciate dal proprietario del club biancoceleste in una telefonata con il direttore sportivo dell’Ischia, Pino Iodice, che ha pensato bene di registrarle e mandarle a La Repubblica. Lotito criticato e “inchiodato”, ma comunque difeso dalla maggioranza dei club secondo cui Iodice avrebbe “tradito” il codice di comportamento non scritto del mondo del calcio, nel quale i panni si lavano sempre in famiglia. Anche quando non sono così sporchi da rischiare di essere buttati via.
Foti è intervenuto più volte nel corso dell’assemblea chiedendo di non esasperare i toni, di trovare un punto di mediazione, infine di «non farne una questione di nomi ma di progetti per il futuro della Lega Pro che rischia di sgretolarsi» sotto i colpi inferti dai continui fallimenti delle società. «Il sistema non si regge più in piedi». Stizzito, Iodice ha gridato a Foti di tacere, cercando di interromperlo. Qualche istante di imbarazzo, di nervosismo, di rabbia contenuta faticosamente. Poi è tornata la calma. La proposta di sospensione è stata messa ai voti e bocciata da 33 delle 60 società. A quel punto, con i club dissidenti messi in minoranza e usciti dall’assise, serviva un volontario da mandare in Consiglio di Lega. Arpaia ha fatto un passo avanti con la benedizione delle altre squadre calabresi e con la delusione di chi, come il presidente del Messina Lomonaco, ha masticato amaro assieme al resto della cordata Gravina. A dare notizia dell’esito della riunione è stato Lillo Foti, di fatto trasformatosi in una sorta di “portavoce” dell’asse di governo della ex Serie C.
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