La delibera con cui la giunta regionale ha deciso di revocare i cinque commissari delle Aziende territoriali per l’edilizia residenziale della Calabria sta avendo effetti pesanti per gli inquilini delle case popolari, per imprenditori, fornitori, tecnici, professionisti, commercianti che abbisognano di certificazioni di legge per locali in affitto; interlocutori istituzionali come Comuni, Province, Demanio con cui devono essere gestiti fabbricati e terreni che passano alle competenze locali; per non parlare del blocco dei piani di risanamento, di riqualificazione, realizzazione e riscatto di alloggi popolari per milioni di euro, nonché della manutenzione ordinaria e straordinaria.
L’atto deliberativo infatti conferisce al dirigente Domenico Pallaria il ruolo di Commissario Unico di una nuova Aterp regionale, e assegna allo stesso il compito di designare con decreto i responsabili delegati alla gestione (e firma) in ogni singola azienda nelle province. A tutt’oggi, nessun dirigente nelle ex Aterp provinciali è stato nominato, pur essendo le scelte possibili di fatto limitate ad un solo nome per azienda, al massimo due in qualche caso. Comunque una mortificazione del positivo lavoro delle professionalità locali, vincolate da sempre a organici asfittici.
Ma quel che è peggio è che la delibera regionale ha anche sciolto i collegi dei revisori di ogni Aterp provinciale senza prevederne il reintegro, come invece previsto per i dirigenti. In difetto dei revisori locali i loro compiti spetterebbero al collegio dei revisori regionale, che evidentemente non si occupa soltanto di Aterp. Qualunque deliberazione delle cinque aziende che comporti introiti o esborsi è bloccata: dagli emolumenti dei dipendenti, agli straordinari, ai premi di produzione, al versamento di quanto dovuto a tecnici esterni, professionisti, imprese, fino ai riscatti di alloggi e quant’altro.
In questa fase l’unica possibilità sarebbe che le cinque Aterp, da tutta la Calabria, producano centinaia di bozze di delibere sub iudice, da inviare al commissario unico regionale che dovrebbe, previa istruttoria, approvarle e poi trasmetterle al collegio regionale dei revisori, che, a Dio piacendo, dovrebbe dare il via libera definitivo restituendo le stesse alle ex Aziende provinciali: sempre che non vogliano (commissario o revisori) restituirle con osservazioni che farebbero ricominciare tutto l’iter da zero.
Tocca prendere atto che un governo regionale che si supporrebbe vicino alle fasce sociali più modeste prosegue una politica che vede da sempre poteri forti schierati contro l’edilizia pubblica residenziale. Ma se la delibera cosiffatta è politicamente devastante, è anche tecnicamente una arbitraria interruzione di un pubblico servizio che nella sola provincia di Reggio coinvolge 14.000 famiglie per una stima di 40.000 persone.
Un comportamento istituzionale meno “incivile” e meno frettoloso avrebbe avuto rispetto per le autonomie locali da valorizzare, individuando un decentramento verso Comuni e Province, o, nel caso di Reggio, tenendo conto dell’istituenda Area metropolitana. I cittadini della Calabria devono in modo civile ma energico protestare contro questa istituzionale arroganza centralistica e autoreferenziale, che produce nuovi danni in un tessuto sociale e produttivo già seriamente provato.
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