ROMA «Lo raccontano le inchieste giudiziarie, lo confermano le denunce forti provenienti dalle varie Procure all’apertura dell’anno giudiziario, che parlano di vera e propria occupazione da parte dei clan, lo dicono le nostre antenne di cittadini ed associazioni presenti sul territorio: c’è urgenza di alzare l’allarme sull’insediamento e radicamento delle mafie nel tessuto economico del Nord. Non possiamo – afferma l’associazione Libera in una nota – permetterci di chiudere gli occhi rispetto ai segnali e alle storie che arrivano da chi opera e lavora con professionalità sul campo». Per questo Libera afferma di attendere con fiducia e di auspicare che venga rigettata la richiesta di annullamento con rinvio del procuratore generale della Suprema Corte di Cassazione riguardo le condanne pronunciate in appello (dopo quello del primo grado di giudizio) del processo Minotauro che si è celebrato a Torino con rito abbreviato, la cui sentenza è prevista per lunedì prossimo, 23 febbraio.
«C’è nel nostro Paese – ribadisce Libera – la difficoltà a riconoscere le modalità operative del sodalizio criminale e l’esistenza stessa della mafia nel Nord Italia. Perché sussista il metodo mafioso non devono esserci per forza il sangue e le pistole. Nella realtà esistono altre modalità di controllo del territorio basate su paure, omertà, intimidazioni, per il fatto stesso della presenza incombente di soggetti temuti perché pericolosi in quanto rientranti nell’area di una consorteria criminale di stampo ‘ndranghetista. E noi che siamo stati e siamo presenti nelle aule dei tribunali anche durante il processo ordinario “Minotauro”, come in altri processi in corso, di questi siamo testimoni diretti: perché abbiamo ascoltato e visto gli effetti del metodo mafioso e dell’organizzazione, dei riti di affiliazione e delle stesse modalità di conferimento dei poteri e ancora come avvengono le comunicazioni tra gli associati. Sentiamo – conclude Libera – l’urgenza, per tutte queste ragioni, di una maggiore consapevolezza di quanto siano profondamente cambiate le mafie nella loro capacità di adattamento ai diversi contesti territoriali in cui operano affinché tutte le risposte possibili, anche in sede giudiziaria, siano adeguate ed efficaci. Perché sempre di organizzazioni mafiose si tratta, dalla Calabria al Piemonte».
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