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Aprivano società fittizie in Moldavia, a processo

COSENZA Il giudice del tribunale di Cosenza, Francesco Branda, ha rinviato a giudizio cinque persone per bancarotta fraudolenta. Si tratta di Antonio Spadafora, 36 anni di Cosenza; Vincenzo Pulzell…

Pubblicato il: 23/02/2015 – 16:49
Aprivano società fittizie in Moldavia, a processo

COSENZA Il giudice del tribunale di Cosenza, Francesco Branda, ha rinviato a giudizio cinque persone per bancarotta fraudolenta. Si tratta di Antonio Spadafora, 36 anni di Cosenza; Vincenzo Pulzella, 60 anni di Castrovillari; Mario Spadafora, 32 anni di Cosenza; Francesco Spadafora, 41 anni di Cosenza; Roberto Magarò, 44 anni nato a Parigi ma residente a Castiglione Cosentino. La vicenda riguarda il fallimento di una società, la Tecnomec con sede a Mangone (Cs). In particolare – secondo l’accusa rappresentata dal pubblico ministero Donatella Donato –, sono responsabili in concorso tra loro Antonio Spadafora, in qualità di amministratore, e Pulzella in qualità di procuratore speciale della Tecnomec fino alla data del 20 marzo 2011. La Tecnomec è stata dichiarata fallita dal tribunale di Cosenza il 26 luglio 2012. Mario Spadafora, nel ruolo di amministratore unico di Tecnocostruzioni srl e di Tecnomec srl è accusato di bancarotta fraudolenta. Spadafora Francesco, ritenuto amministratore di fatto della Tecnomec assieme ad Antonio Spadafora, avrebbe distratto immobili materiali e immateriali, merci, infissi, una struttura prefabbricata del valore di un milione e 200mila euro, mobili e attrezzature da ufficio, autocarri per un importo complessivo superiore a 1,8 milioni, effettuando vendite fittizie dei beni senza corrispettivo alla Tecnocostruzioni e alla Tecnomec service srl da parte di Mario Spadafora, fratello di Antonio. Antonio Spadafora, Vincenzo Pulzella e Francesco Spadafora, in qualità di amministratore di fatto della Tecnomec, unitamente ai primi due avrebbero sottratto e distrutto le scritture contabili e averle tenute per sé allo scopo di arrecare un ingiusto profitto.

Tutti gli indagati avrebbero concorso a distrarre il bene costituito dal capannone industriale a Mangone, di proprietà della Tecnomec, e fittiziamente passato in proprietà alla Tecnocostruzioni, che – sempre secondo l’impianto accusatorio – veniva apparentemente venduto senza un corrispettivo alla “Mc Automazione” di Catia Gallo, gestita da Magarò, e poi dato in locazione alla ditta Beta srl di Maria Mihaela Dumitriu, compagna di Francesco Spadafora. Anche questa era ritenuta una società riconducibile ai fratelli Spadafora attraverso un contratto di locazione in modo da sottrarre il bene alle garanzie dei creditori della Tecnomec, fino alla data del fallimento. Il “meccanismo”, usato dagli indagati, avrebbe comportato anche il trasferimento della sede della società in Moldavia, un trasferimento che la Corte d’Appello di Catanzaro ha riconosciuto fittizio. Per tutti questi motivi il gup Branda ha rinviato a giudizio gli imputati, fissando l’inizio del processo per il 9 giugno.

 

Mirella Molinaro

m.molinaro@corrierecal.it

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