CATANZARO «La situazione relativa alla criminalità organizzata in Calabria è molto critica, dagli incontri di oggi abbiamo avuto conferma a quello che già immaginavamo». A parlare è Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare antimafia, che oggi, a Catanzaro, ha incontrato i prefetti di Catanzaro, Crotone, Cosenza, Reggio Calabria e Vibo Valentia, prima di ascoltare il procuratore distrettuale antimafia Vincenzo Lombardo, gli aggiunti Giovanni Bombardieri e Vincenzo Luberto, e i sostituti Pierpaolo Bruni, Camillo Falvo, Vincenzo Capomolla, Domenico Guarascio ed Elio Romano. Accanto a lei, Ernesto Magorno, deputato e segretario regionale Pd, Dorina Bianchi (Ncd), Michele Giarrusso (M5S) e Francesco Molinari (senatore del gruppo Misto)
«In maniera particolare nel territorio di competenza della Dda di Catanzaro, che oggi è stata al centro del nostro incontro – ha proseguito la Bindi -. Abbiamo preso in esame quindi soprattutto questo territorio in cui è emersa una presenza della ‘ndrangheta pervasiva e condizionante, a fronte di una situazione sociale ed economica obiettivamente critica che permane in Calabria. D’altra parte si è confermato che la ‘ndrangheta sta cambiando: non abbandona la casa madre, il territorio calabrese, ma si espande non solo nel resto d’Italia ma nel mondo, stabilendo relazioni con il potere a tutti i livelli. La nostra presenza qui è stata infatti dettata soprattutto dall’inchiesta “Aemilia” condotta dalla Dda di Catanzaro, con cui ancora una volta si è confermato che senza indagini nella terra d’origini, è anche complicato svolgere indagini lì dove la ‘ndrangheta fa affari».
E ancora: «Accanto a questo aspetto, abbiamo approfondito con i prefetti gli aspetti relativi alla carenza di personale, sia tra i magistrati della dda che tra il personale amministrativo, prendendo atto delle esigenze di cui ci faremo promotori con il ministro della Giustizia e con il Consiglio superiore della magistratura. Per quanto attiene la carenza di organico in seno alle Forze dell’Ordine, abbiamo potuto riscontrare che sebbene la situazione sia migliorata rispetto a qualche tempo fa, la loro possibilità investigativa risente di alcune lacune».
«Ci sono, inoltre, alcune amministrazioni locali per i quali è previsto l’accesso di una commissione antimafia, così come ci sono alcune amministrazioni comunali e provinciali che sono all’attenzione delle prefetture per verificare se sussistono le condizioni per inviare le commissioni di accesso».
In coda alla conferenza stampa, c’è stato spazio anche per esprimere solidarietà, da parte della commissione, a Domenico Nasone, coordinatore di Libera in Calabria, vittima di pesanti minacce da parte della ‘ndrangheta.
LO SCONTRO SUL VOTO DI SCAMBIO
È a conferenza stampa conclusa che scoppia però un caso. Ad accendere la miccia è Mario Giarrusso, membro del Movimento 5 Stelle e componente della commissione Antimafia, il quale attacca Bindi: «La Procura di Catanzaro ha evidenziato che il nuovo 416-ter (quello sul voto di scambio politico-mafioso, ndr) crea problemi nel contrasto al crimine organizzato e questo ha creato uno scontro in commissione che leggerete dai verbali».
Incalzato poi dai giornalisti, Giarrusso ha proseguito: «In questa conferenza stampa si è accuratamente cercato di non parlare di questo scontro, mentre in commissione si è cercato di mettere la sordina ai procuratori che lamentavano l’impossibilità di provare in aula il voto di scambio politico-mafioso e Bindi cercava di fermare i procuratori che facevano questa dichiarazione. Così perdiamo, questo Paese rischia perché la mafia più potente che c’è in questo momento in Italia, a casa sua, non è affrontata dallo Stato. Questa commissione, per bocca della presidente, cerca di mettere a tacere chi critica le norme assurde che sono state approvate da questo Parlamento. Così si fa un favore alla mafia».
Laconico il commento della presidente Bindi: «L’onorevole Giarrusso è fortemente scorretto. Abbiamo avuto uno scambio molto vivace e appassionato con i procuratori: noi riteniamo che il 461-ter oggi consenta di stabilire che il voto di scambio sia una fattispecie ora prevista dall’ordinamento. I magistrati sostengo che aver inserito “con metodo mafioso” sia un intralcio. Abbiamo invece un esempio della possibilità di applicare la norma: il procuratore Pignatone, applicando il 416-ter, ha scoperto una mafia originale a Roma, non perché si chiamasse in qualche modo ma perché utilizzava proprio un metodo mafioso. Personalmente poi ritengo che le pene debbano essere inasprite, ma a parte questo abbiamo tipizzato il reato e ora possiamo invitare i magistrati a perseguire questo terribile reato tramite questo strumento».
Nessun commento specifico, invece, da parte del procuratore Lombardo: «Abbiamo discusso anche di questo tema – ha confermato -, ma ogni valutazione di merito sarà presa dalla commissione. Ogni norma, com’è consuetudine, viene interpretata: anche in questo caso sarà necessario che si formi della giurisprudenza in materia, dopodiché potremo analizzare i risultati ottenuti».
L’AUDIZIONE DI LANZETTA
A tenere banco è stata anche la prevista audizione da parte della commissione dell’ex ministro Lanzetta, che sarà ascoltata giovedì a Roma. La presidente Bindi ha così spiegato l’incontro: «Nei mesi scorsi, quando la Lanzetta era ancora ministro, avevamo chiesto all’ufficio di presidenza, di poterla ascoltare in ordine alle dichiarazioni che aveva rilasciato al Corriere della Sera con cui sottolineava di non aver mai parlato apertamente di minacce della ‘ndrangheta mentre era sindaco di Monasterace. Volevamo quindi capire come mai, una donna diventata simbolo dell’antimafia, avesse fatto quelle dichiarazioni. Nei giorni scorsi, poi, l’ex ministro ci ha chiesto di essere sentita perché evidentemente avrò delle cose da dire e quindi ci vedremo con lei giovedì prossimo».
IL CHIARIMENTO SUI RAPPORTI TRA ‘NDRINE E ISIS
Spazio anche a un chiarimento in merito a quanto dichiarato dal procuratore di Reggio Calabria Cafiero de Raho sul possibile coinvolgimento della ‘ndrangheta nel supporto ai terroristi dell’Isis. Ma sul tema, Bindi minimizza: “Alla Commissione non risulta nulla in merito a quanto dichiarato dal procuratore de Raho. Sia chiaro: che ci sia la partecipazione della criminalità organizzata nella vicenda immigrazione, è acclarato, ma non ci sono indicazioni o elementi sulla collaborazione con l’Isis. Viste le dichiarazioni, potremo sicuramente fare una verifica con il procuratore per saperne di più”.
Alessandro Tarantino
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