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Il nipponico che può rilanciare Reggio

REGGIO CALABRIA Se in queste ore i cronisti girassero per le vie di Reggio Calabria con taccuino o microfono o telecamera per chiedere «chi è Hiroaki Nakanishi», potrebbero avere due risposte, una …

Pubblicato il: 24/02/2015 – 14:46
Il nipponico che può rilanciare Reggio

REGGIO CALABRIA Se in queste ore i cronisti girassero per le vie di Reggio Calabria con taccuino o microfono o telecamera per chiedere «chi è Hiroaki Nakanishi», potrebbero avere due risposte, una seria («non ne ho idea») e una coerente con la peggior tradizione che vuole si mitighi l’ignoranza ricorrendo alla fantasia («un giocatore della Reggina…»).

Il guaio è che se il nostro cronista, lasciate le vie cittadine, si addentrasse nei palazzi delle istituzioni il quadro non cambierebbe. Eppure Hiroaki Nakanishi oggi è un personaggio di grande importanza per il futuro della città metropolitana di Reggio Calabria, visto che siede a capo della multinazionale nipponica, la Hitachi, che ha comprato il pacchetto di controllo dell’AnsaldoBreda e con esso anche quello delle Officine meccaniche calabresi. Le sue prime dichiarazioni sono rassicuranti: «Abbiamo sottoscritto un impegno che sancisce non solo il mantenimento degli attuali livelli occupazionali, ma anche la crescita e lo sviluppo degli stabilimenti di Pistoia e di Reggio Calabria». Ci sono anche i numeri a sostegno della parole, visto che negli allegati al progetto industriale si parla di mezzo miliardo di euro di investimenti per rendere maggiormente competitive le produzioni di Reggio Calabria nel settore dell’alta velocità applicata anche al settore delle merci.

A leggere i report che sulle Omeca sono stati stilati dagli advisor della Hitachi, verrebbe da ritenere che sui punti di forza e sulle criticità dello stabilimento di Torrelupo ne sappiano più in Giappone che a Palazzo San Giorgio o a Palazzo Alemanni. Si tratta adesso di verificare se gli interlocutori locali sapranno cogliere un’occasione che potrebbe essere storica nel senso di imprimere una svolta alla mai compiutamente realizzata industrializzazione della provincia reggina.

Non si tratta di innamorarsi acriticamente delle notizie che accompagnano la cessione delle Omeca e, più in generale, del gruppo Breda da Finmeccanica ai giapponesi di Hitachi. Tuttavia, un conto è vigilare perché questa cessione significhi potenziamento e rinascita, un’altro è assumere atteggiamenti di pregiudiziale chiusura. È il caso di ricordare che in passato Finmeccanica ben altri e più oscuri disegni aveva confezionato attorno alla fabbrica di Torrelupo delle quali si dichiarava l’inutilità e la marginalità anche territoriale. Erano gli anni delle lotte tra gli stabilimenti di Reggio e Pistoia. Poi, in tempi più recenti, si tentò di regalare AnsaldoBreda a compagini europee che erano direttamente concorrenti nel settore della costruzione dei convogli per metropolitane e per l’alta velocità. Un modo, più o meno palese, di eliminare dal mercato una struttura che per la sua capacità tecnologica faceva ombra a colossi tedeschi e francesi. Oggi Finmeccanica, nella sua nuova impostazione, punta, al termine di una procedura competitiva, su Hitachi «quale migliore partner industriale per assicurare al proprio business dei trasporti un posizionamento di successo nel lungo termine, assicurando il miglior futuro possibile ai business di Ansaldo Sts e di AnsaldoBreda nonché ai loro dipendenti».

pa. po.

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