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"Falsa politica", il pg: condannare tutti

REGGIO CALABRIA Conferma di tutte le condanne, inclusi i sette anni e sei mesi di reclusione inflitti in primo grado dal gup all’ex assessore provinciale di Reggio Rocco Agrippo. È questa la richie…

Pubblicato il: 25/02/2015 – 18:45
"Falsa politica", il pg: condannare tutti

REGGIO CALABRIA Conferma di tutte le condanne, inclusi i sette anni e sei mesi di reclusione inflitti in primo grado dal gup all’ex assessore provinciale di Reggio Rocco Agrippo. È questa la richiesta del sostituto pg Giuseppe Adornato al termine della propria requisitoria nel processo d’appello “Falsa politica”, scaturito dall’inchiesta che ha svelato l’infiltrazione dei clan nella vita e nelle istituzioni democratiche di Siderno.
In primo grado, il gup ha confermato l’impianto investigativo costruito dal pm De Bernardo, condannando a sette anni di reclusione Salvatore Commisso, mentre ha disposto una pena di sei anni per l’ex consigliere comunale di Siderno Giuseppe Tavernese, Cosimo Figliomeni, nipote dell’ex sindaco di Siderno, Alessandro Figliomeni arrestato nell’ambito dell’operazione “Recupero-bene comune”, Pietro Futia e Pasquale Romanello. Stando a quanto emerso dalle indagini e confermato dalla sentenza di primo grado, sarebbero tutti coinvolti in quel sistema che avrebbe preso in ostaggio l’amministrazione pubblica di Siderno e l’avrebbe resa schiava dei voleri del clan.
Le ‘ndrine – ha svelato l’inchiesta della Dda reggina, che completa ma non conclude il filone investigativo sul quale sono state tessute indagini come “Il crimine”, “Recupero-bene comune” e “Locri è unita” – erano arrivate fino ai gangli della vita politica del paese della Locride.
A determinare i destini di un’intera comunità era infatti il clan Commisso, la cui benedizione era necessaria per tentare la scalata in politica. Per questo, politici di ogni colore si presentavano con il cappello dal boss Giuseppe Commisso, “U mastru” che da dietro il bancone della sua lavanderia “Ape green” dispensava buoni consigli e ricordava le regole che nessuno poteva permettersi il lusso di infrangere. Tutte conversazioni registrate e analizzate dagli investigatori e destinate a pesare su un procedimento che si candida ad essere prima di tutto una fotografia impietosa della politica e della società della Locride e non solo. Cosimo Cherubino – ha svelato infatti l’inchiesta sfociata nel processo che a breve lo vedrà alla sbarra nel filone che si svolge con rito ordinario – sarebbe l’uomo che i clan avevano scelto come proprio rappresentante in consiglio regionale.

 

Alessia Candito

a.candito@corrierecal.it

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