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Scandalo centro Aism, tutti a giudizio

REGGIO CALABRIA Il prossimo 18 giugno si dovranno presentare tutti di fronte al tribunale collegiale di Reggio Calabria il titolare della ditta “Archeo” Andrea Congiusta, il direttore dei lavori Fr…

Pubblicato il: 25/02/2015 – 18:19
Scandalo centro Aism, tutti a giudizio

REGGIO CALABRIA Il prossimo 18 giugno si dovranno presentare tutti di fronte al tribunale collegiale di Reggio Calabria il titolare della ditta “Archeo” Andrea Congiusta, il direttore dei lavori Francesco Maesano, il collaudatore Giuseppe Giovanni Galletta, e i tre responsabili unici del procedimento Girolamo Mangiola, Salvatore Sergi e Marco Antonio Sergi, tutti coinvolti nello scandalo del mai completato centro Aism di Bova Marina. Il gup Minniti ha ritenuto valido l’impianto accusatorio costruito dal pm Antonella Crisafulli, secondo cui i sei dovranno a vario titolo rispondere di falso, abuso d’ufficio e frode nelle pubbliche forniture. Stando a quanto emerso dalle indagini, partite dalla denuncia del comitato cittadino “pro costituendo Aism”, il centro che sulla carta avrebbe dovuto essere un’eccellenza nel trattamento di pazienti affetti da sclerosi multipla, non sarebbe mai stato propriamente completato nonostante carte e collaudi affermassero il contrario. Secondo quanto affermato dalla perizia disposta dalla Procura invece, la ditta “Archeo” – pagata con 1,7 milioni di euro – non eseguiva quanto imposto nel progetto o usava materiali scadenti. Per questo, il suo patron Congiusta e il direttore dei lavori, Maesano, dovranno rispondere di aver attestato falsamente, nel certificato di fine lavori rilasciato nel maggio del 2010, tanto la regolare esecuzione dei lavori, come la realizzazione di opere eccedenti il progetto originario come l’impianto di riscaldamento, quello idrico antincendio, quello sanitario, quello elettrico e quello relativo alle antenne televisive. In più, a Congusta viene contestato il reato di frode nelle pubbliche forniture ai danni della Comunità montana Versante Jonico Meridionale poiché avrebbe utilizzato materiali qualitativamente e quantitativamente inferiori rispetto a quelli pattuiti. I periti della procura non hanno infatti avuto alcuna difficoltà ad accertare la scarsa qualità del calcestruzzo impiegato, le numerose infiltrazioni presenti nel solaio e anche le condizioni di degrado dell’intera struttura.

a. c.

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