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SANITÀ | Il commissario non sarà Oliverio

La volontà c’è ma il rischio che anche il Consiglio dei ministri di martedì si concluda con un nulla di fatto è altissimo. Ci riferiamo alla nomina, dopo oltre due mesi di paralisi totale, del comm…

Pubblicato il: 26/02/2015 – 18:18
SANITÀ | Il commissario non sarà Oliverio

La volontà c’è ma il rischio che anche il Consiglio dei ministri di martedì si concluda con un nulla di fatto è altissimo. Ci riferiamo alla nomina, dopo oltre due mesi di paralisi totale, del commissario per l’emergenza sanitaria in Calabria.
Ernesto Magorno, assicura che stavolta si procederà senza indugi. Bevacqua si spinge fino a sostenere che è apparso in sogno a Matteo Renzi il quale glielo ha confermato. Tonino Gentile, più prosaicamente, aggiunge di avere fatto pressioni su Lorenzin per evitare ulteriori rinvii. Tutto a posto, verrebbe da dire, ma per avere una risposta seria, dopo settimane di annunci puntualmente smentiti dai fatti, occorre attendere almeno fino a domani, quando si saranno conclusi gli incontri politici e istituzionali che il ministro Beatrice Lorenzin ha messo in calendario con i sottosegretari Graziano Delrio e Luca Lotti per trovare la quadra sul nome da portare in Consiglio dei ministri.

L’unica certezza è che non sarà quello di Mario Oliverio. Con buona pace delle rassicurazioni offerte dal premier, infatti, dal ministero della Salute fanno sapere che “la legge verrà rispettata” e siccome la nuova norma non consente di far coincidere la figura del commissario con quella del presidente della regione commissariata, ecco che a Mario Oliverio viene riservato un trattamento diverso da quello avuto dai suoi predecessori e anche dagli altri presidenti di regioni commissariate. In Campania Stefano Caldoro e nel Lazio Nicola Zingaretti coprono entrambe le caselle, in Calabria non sarà così per via di quella modifica introdotta “a far data dal 31 dicembre 2015” dalla legge di stabilità.
Giusto o sbagliato che sia, sed lex dura lex ripetono a Roma. Su questo non sembra che vi sia nessuno in grado o con la voglia di alzare le barricate per difendere le anche giuste richieste di Oliverio. Su tutto il resto, però, lo scontro è accesissimo a Roma, dove Beatrice Lorenzin non fa mistero della sua intenzione di promuovere al grado di commissario l’attuale sub commissario Andrea Urbani.

Dal Pd tale candidatura viene inesorabilmente bocciata e se ne avanzano ben altre. La sensazione però è che anche questa scelta passerà sulla testa dei calabresi e sui loro perenni litigi. Ciò almeno per quel che riguarda il Partito democratico, abilissimo nell’affondare – con il tiro incrociato di veti e bocciature – ogni potenziale aspirante legato al centrosinistra. Diversamente capita in casa del Nuovo centrodestra e non si può certamente farne torto ai fratelli Gentile se sono più capaci dei loro antagonisti nel tirare l’acqua al proprio mulino. Tonino Gentile mercoledì ha incontrato Lorenzin, chiedendo e ottenendo rassicurazioni. In precedenza è stato abile nello smarcarsi da ogni accusa di essere un freno alla nomina del commissario, anzi ha reagito sottolineando che ogni ulteriore rinvio sarebbe stato intollerabile. Subito dopo ha detto che non aveva nessun veto alla nomina di Mario Oliverio: sarà stato poco sincero ma certamente è stato molto categorico, lasciando il cerino in mano al Pd. Infine ha dato dell’ignorante a chi tentava di indicarlo come direttamente interessato alla nomina a commissario. E qui, in effetti, si è tentato di mettere in dubbio l’intelligenza politica del senatore che ha ben altre aspirazioni di governo. Eppoi come dubitare che Tonino Gentile, a differenza di altri, se può scegliere preferisce sempre il ruolo del puparo e giammai quello del pupo.
                                                                                                                                 Pa. Po.

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