CATANZARO Assolto perché il fatto non costituisce reato. La vicenda processuale dell’ex direttore generale al Bilancio della Regione, Pietro Manna, si conclude con una sentenza che ribalta il giudizio di primo grado. Ieri la Corte d’appello di Catanzaro ha annullato la condanna a 4 mesi di reclusione per abuso d’ufficio, inflitta dal Tribunale di Castrovillari, per una vicenda che risale al 2008, anno in cui il manager ricopriva l’incarico di segretario comunale ad Acquaformosa, nel Cosentino.
Manna, che è stato difeso dall’avvocato Franco Sammarco, era stato sospeso dal suo incarico in Regione per effetto del decreto “anticorruzione” 39 del 2013, che disciplina le inconferibilità e le incompatibilità degli incarichi nelle pubbliche amministrazioni. In particolare, la norma prevede la sospensione anche in assenza di condanne definitive. Una sorta di legge Severino applicata ai burocrati.
Era stato il Corriere della Calabria a pubblicare la notizia della condanna e a far scattare l’istruttoria che ha poi portato alla sospensione di Manna. Che, subito dopo, è stato “trasferito” al settore legislativo della Regione in qualità di dirigente.
Ora l’assoluzione in secondo grado. Manna, intanto, è ritornato nella disponibilità del ministero dell’Interno come segretario comunale, al momento senza sede. «Probabilmente sceglierò due piccoli Comuni del Cosentino, ho bisogno di disintossicarmi dagli anni passati in Regione», spiega. L’ex dg, comunque, non sembra avere nessuna intenzione di concludere definitivamente la sua esperienza ai vertici della pubblica amministrazione calabrese: «Ho letto che Oliverio vuole fare selezioni pubbliche per la scelta dei ruoli apicali. Credo che proporrò la mia candidatura per più bandi».
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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