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“New Bridge”, le richieste dell’accusa

REGGIO CALABRIA Sono dure le condanne invocate dal pm Paolo Sirleo per quasi tutti gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato nel procedimento “New Bridge”, l’inchiesta che ha svelato l’organ…

Pubblicato il: 02/03/2015 – 20:38
“New Bridge”, le richieste dell’accusa

REGGIO CALABRIA Sono dure le condanne invocate dal pm Paolo Sirleo per quasi tutti gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato nel procedimento “New Bridge”, l’inchiesta che ha svelato l’organizzazione transnazionale dedita al traffico di stupefacenti e al riciclaggio di denaro che gli Ursino di Gioiosa Jonica avevano costruito fra la Calabria e gli Stati Uniti, grazie all’accordo con i Gambino, storica famiglia della mafia di New York. Due storici sodalizi criminali che hanno saputo mettere insieme specificità e competenze – da una parte «la consistenza e la potenza dei contatti illeciti tenuti oltreoceano dai Gambino nel settore del narcotraffico internazionale e, dall’altra, la capacità organizzativa e il capillare controllo del territorio del sodalizio calabrese, capace di allestire una ramificata rete logistica e di distribuzione dello stupefacente» – per mettere in piedi un solido e assolutamente nuovo canale di traffico fra Nuovo e Vecchio continente.
Una rete di cui per l’accusa facevano parte Domenico Geranio, che il pm ha chiesto di condannare a 14 anni di carcere, Carlo Piscioneri e Nicola Carrozza, per Sirleo da punire con 10 anni di carcere, Eugeni Ignezi, per il quale sono stati chiesti 8 anni, Antonino Francesco Tamburello, per il quale è stata invocata una condanna a 6 anni e Giovanni Morabito, per il quale è stata sollecitata una condanna a sei anni di reclusione, più 20 mila euro di multa. Unica assoluzione invocata dall’accusa è per Cosimo Marando, nonostante l’accusa di associazione mafiosa è stato infatti scarcerato nei mesi scorsi dalla Corte di Cassazione.
Frutto anche degli accordi per la collaborazione e lo scambio di investigatori esperti nella lotta alla criminalità di tipo mafioso fra Italia e gli Stati Uniti d’America, avviato nell’ambito del protocollo Phanteon del ministero dell’Interno, l’indagine ha visto impiegati anche agenti sottocopertura italiani del Servizio Centrale Operativo – guidato da Andrea Grassi, responsabile del secondo settore operativo, e statunitensi dell’Fbi – che hanno permesso il sequestro di ingenti quantità di droga, come di sventare la consegna di container, che dalla Guyana avrebbero dovuto raggiungere il porto di Gioia Tauro, con dentro centinaia di chili di cocaina, destinata a giungere in Italia sciolta in barattoli di cocco ed ananas.

a. c.

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