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Minacce ai pm, trovato morto l'autore delle telefonate

REGGIO CALABRIA Sarà l’autopsia, prevista fra il pomeriggio di oggi e la mattinata di domani, a dare risposte sulla morte di Francesco Gennaro Triolo, 47 anni, identificato qualche mese fa com…

Pubblicato il: 03/03/2015 – 10:10
Minacce ai pm, trovato morto l'autore delle telefonate

REGGIO CALABRIA Sarà l’autopsia, prevista fra il pomeriggio di oggi e la mattinata di domani, a dare risposte sulla morte di Francesco Gennaro Triolo, 47 anni, identificato qualche mese fa come autore delle minacce telefoniche al pm della Dda di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo ed all’aggiunto Nicola Gratteri. L’uomo è stato trovato morto martedì mattina nell’appartamento che divideva con una vecchia zia, da tempo costretta a letto. A provvedere alle necessità della donna, da tempo sarebbe una badante che come ogni mattina si è presentata di buon’ora a casa dell’anziana. Tuttavia nessuno ha risposto agli insistenti squilli del citofono. Allarmata dall’inconsueto silenzio, la donna ha allora avvertito i familiari, che inutilmente hanno tentato di aprire la porta dell’appartamento, chiuso dall’interno con un chiavistello. Ci è voluto l’intervento dei pompieri per permettere ai familiari di entrare in casa, dove non hanno potuto che constatare la morte di Triolo.

L’uomo, poco più che quarantasettenne era riverso a terra, ma – allo stato – nessun elemento sulla scena sembra sia stato utile per determinare cosa sia successo. Sul corpo – stando alle indiscrezioni filtrate all’esito di un primo superficiale esame del medico legale – non c’era alcun segno di violenza, né ferite o escoriazioni, ma si tratta di valutazioni iniziali che toccherà all’autopsia confermare o smentire. Saranno sempre gli esami autoptici a rivelare se a determinare la morte di Triolo siano state sostanze o farmaci, o più semplicemente un malore, oggi al centro degli approfondimenti disposti dalla Procura reggina, ma che presumibilmente saranno di interesse anche per l’ufficio di Catanzaro, che da tempo svolge approfondite indagini sulle minacce ricevute dai pm Lombardo e Gratteri.

 

I TANTI INTERROGATIVI Mitomane o telefonista per conto di qualcuno? È l’interrogativo a cui hanno cercato di dare una risposta – e che adesso forse resterà insoluto – gli investigatori dopo la denuncia di Francesco Gennaro Triolo, l’operaio quarantasettenne il cui cadavere è stato trovato stamani nel suo appartamento di Reggio Calabria, quale autore di telefonate minatorie ai danni dei pm della Dda reggina. Ad incastrarlo erano state le telecamere collocate dai finanzieri del Gico nelle vicinanze di alcune cabine telefoniche dalle quali Triolo aveva chiamato una decina di volte i centralini della Guardia di finanza e dei carabinieri pronunciando frasi di minacce nei confronti del pm Giuseppe Lombardo e, in un caso, anche del procuratore aggiunto Nicola Gratteri. Le minacce erano andate avanti per tre mesi, dal novembre scorso fino alla fine di gennaio, quando l’uomo fu denunciato. «Siamo pronti a uccidere Lombardo al parco Caserta»; «C’è una bomba al parco Caserta per il giudice Lombardo» erano state alcune delle frasi pronunciate da Triolo. L’interrogativo rimasto aperto è perché l’uomo avesse fatto le telefonate.

Secondo il fratello Giuseppe, Francesco Gennaro era solo una «persona sofferente psicologicamente», ma dalle indagini è emerso che l’uomo era stato in contatto con soggetti ritenuti contigui a cosche di ‘ndrangheta, anche se non era mai stato sfiorato da indagini. Tra l’altro, anche il fratello Giuseppe era stato accusato e poi assolto di avere rivolto minacce telefoniche ad un magistrato. In quel caso si trattava del procuratore generale di Reggio Calabria Salvatore Di Landro ed il periodo era il 2010, l’anno delle bombe alla Procura generale reggina ed a casa dello stesso Di Landro. Il sospetto degli investigatori, in definitiva, è che Triolo possa essere stato indotto da qualcuno a fare le telefonate.

a. c.

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