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A3, la giungla raccontata dal Fatto

LAMEZIA TERME La giungla della Salerno-Reggio Calabria. Un inferno in cui l’ultimo a perdere la vita è stato Adrian Miholca, precipitato con la sua ruspa per 80 metri giù da un viadotto dell’autost…

Pubblicato il: 05/03/2015 – 9:49
A3, la giungla raccontata dal Fatto

LAMEZIA TERME La giungla della Salerno-Reggio Calabria. Un inferno in cui l’ultimo a perdere la vita è stato Adrian Miholca, precipitato con la sua ruspa per 80 metri giù da un viadotto dell’autostrada. Un nuovo caso di morte bianca di cui oggi si occupa anche il Fatto quotidiano, con un articolo a firma di Enrico Fierro. «Il corpo di reato più lungo d’Europa, come è stata definita l’A3, è anche il cantiere più insicuro», scrive Fierro, che ricorda i quattro morti negli ultimi due anni.
L’operaio romeno è morto lunedì scorso, nel tratto di autostrada tra Laino Borgo e Mormanno. «Stava procedendo con un mezzo alla demolizione parziale di una parte del viadotto Italia. Il più alto del Paese, nel tratto Lagonegro Nord-Sibari. Incidente? Tragica fatalità? Morte che rientra nelle statistiche», dice il cronista del quotidiano diretto da Marco Travaglio. «La foresta amazzonica è meno affollata» della Sa-Rc, spiega a Fierro il sindacalista Antonio Di Franco, segretario della Fillea-Cgil. Nel tratto di strada in questione sono almeno una sessantina i sub-affidatari, ognuno responsabile tratto di competenza. In queste condizioni «i controlli sono una chimera», insiste Di Franco.
Quando finiranno i lavori? Difficile dirlo. Forse nel 2018. «Eppure – continua Fierro – appena pochi mesi fa, concludendo la campagna elettorale per le elezioni regionali calabresi, Matteo Renzi aveva detto che presto, quest’anno, si sarebbe finalmente inaugurata la Salerno-Reggio Calabria, lo scandalo che non scandalizza più nessuno, ormai». Promesse lanciate anche da Pietro Ciucci, il presidente dell’Anas. «Tutti pensarono al miracolo, finalmente si chiude una storia iniziata nel 1964, 433 chilometri diventati il simbolo dei ritardi, degli scandali e della penetrazione di camorra e ‘ndrangheta nei cantieri. Il selfie del fallimento italiano».

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