REGGIO CALABRIA Giuseppe Falcomatà è un sindaco zen. Ne è convinto il settimanale L’Espresso che, nel numero in edicola questa settimana, dedica un servizio al giovane primo cittadino e alla sua città, ormai sempre più in bolletta. L’articolo firmato da Gianfrancesco Turano affronta la drammatica situazione economica di Reggio, una «metropoli» con un «mare di debiti».
Parla Falcomatà: «Quasi ogni mattina apro un cassetto e trovo qualche pagamento imprevisto». L’ultima scoperta – scrive Turano – è un credito di 1,5 milioni di euro verso la Fondazione Baam (Biennale dell’architettura e delle arti del Mediterraneo). Doveva adornare il lungomare della città di 20 opere d’arte ispirate al terremoto-maremoto del 1908. Opere prodotte? «Manco una. Quindi il conto non sarà pagato. In ogni caso, sarebbe una goccia nello tsunami contabile da 200 milioni e passa che minaccia di radere al suolo la città dello Stretto». Falcomatà, quindi, «si trova in mano una delle aree metropolitane d’Italia senza avere un euro in cassa. A Palazzo San Giorgio, sede del Comune, arrivano soltanto caselle esattoriali per Irpef e Irap non pagate, decreti di pignoramento spediti da imprese che non hanno mai finito i lavori appaltati e gruppi di lavoratori appiedati dai crac delle municipalizzate o dai mancati pagamenti dei fornitori».
Il sindaco, dal canto suo, guadagna duemila euro al mese, gli assessori 1.500, i collaboratori fanno volontariato «perché il Comune è in predissesto grazie alle amministrazioni precedenti, quando lo staff del sindaco costava oltre 600mila euro all’anno».
Falcomatà, secondo Turano, ha un vantaggio: «Non potrà fare peggio dei predecessori».
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