CATANZARO «Ho sincero rispetto per il dolore della vedova Calipari». Così ha esordito Nicolò Pollari, consigliere di Stato ed ex direttore del Sismi intervistato a Mix24 da Giovanni Minoli su Radio 24, riferendosi al libro di Gabriele Polo “Il mese più lungo”, con prefazione della stessa Rosa Villecco Calipari. Minoli, che ha ricordato a Pollari che era a capo del Sismi all’epoca in cui la vedova di Calipari nel libro di Polo parlava di una conduzione del servizio, «ambigua, che agiva machiavellicamente su linee opposte e che costarono la vita a Calipari» ha chiesto conferma dell’affermazione a Pollari, che ha ribattuto: «Guardi, io ho sincero rispetto per il dolore della vedova Calipari. Fornisco qualche ulteriore precisazione su questa cosa, perché lo ritengo doveroso. Questa frase la riferisce Polo nel suo libro e la attribuisce alla signora Calipari. Mi sembra poco verosimile che possa averglielo detto, per una serie di ragioni. Perché, fatta eccezione per il momento della disgrazia, in cui le sono stato particolarmente vicino, non solo io ma tutto il servizio, con la signora Calipari non avevo alcun rapporto, nè avevo qualche tipo di frequentazione preventiva. Per la verità, mi ero occupato di lei quando da vice segretario generale del Cesis avevo curato la sua posizione, con riferimento al transito ai servizi perché lei veniva da un ministero, però non è che avessi rapporti».
«Quindi lei pensa che sia difficile che sia sua questa frase?», ha domandato Minoli. «Io penso che sia molto improbabile – è stata la risposta di Pollari – e sarebbe una frase poco meritata». Secondo Pollari, inoltre, non è vero, così come sembra emergere dal racconto della vedova di Calipari, che in merito al sequestro della giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena, c’erano due linee, quella trattativista di Calipari e quella più intransigente e favorevole al blitz di Mancini. «Prima di tutto – ha detto Pollari – la conduzione del servizio apparteneva alla mia responsabilità. Gli altri facevano quello che io dicevo e io facevo quello che diceva l’autorità politica, per parlar chiaro. E quando si trattava di questioni importanti, questo voglio sottolinearlo, io mi sono sempre assicurato che l’autorità politica si confrontasse con tutti i segretari dei partiti d’opposizione e ne avesse il consenso. L’ho sempre non dico preteso, perché non avevo la possibilità di pretenderlo, ma l’ho sempre, diciamo, caldamente raccomandato, ottenendo sempre i ritorni in questo senso. Non c’era nessuna linea diversa nell’uno o nell’altro, nè il dottor Calipari e il dottor Mancini erano i monopolisti dell’azione. C’erano altri titolari di pezzi di azione».
Tra Calipari e Mancini, inoltre, secondo Pollari, «al di là di una sana e professionale competizione, non c’era una rivalità di altro tipo. Fuori dal lavoro, fuori dal servizio – ha detto Pollari a Radio 24 – io ho sempre incontrato Mancini e Calipari, in genere a casa di Mancini. Li ho incontrati anche in un famoso locale siciliano di Roma e in un altro locale che chiamavano convenzionalmente “G”, vicino il Parlamento, dove andavano a pranzo insieme. Si facevano delle battute anche l’uno con l’altro, mica dico di no, però io non ho rilevato nulla. Lei vuole che le dica che abbia rilevato una competizione professionale? Sì – ha concluso – ma non solo fra loro».
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