LAMEZIA TERME È quasi assurdo ma è così: mentre resta una incomunicabilità di fondo tra il governatore Mario Oliverio e i rappresentanti del suo stesso partito (il Pd) a Palazzo Chigi, migliorano sempre più i rapporti, almeno quelli formali, tra Oliverio e il ministro della Salute Beatrice Lorenzin.
La cosa non ha prodotto, fin qui, alcun risultato in direzione della nomina del commissario all’emergenza sanitaria in Calabria ma almeno ha ripristinato in parte i collegamenti tra governo nazionale e governo regionale.
Si sono intensificate in questi giorni le telefonate tra Mario e Beatrice, soprattutto in occasione della trasferta che il governatore ha avuto a Roma giovedì scorso. In quella occasione avrebbe anche voluto incontrare il ministro ma Beatrice Lorenzin si trovava in trasferta a Pavia: “Se vuoi rientro appositamente”, ha offerto. Chiaramente però era più un atto di cortesia, visto che quel rientro a Roma non era previsto per la ministra. Oliverio ha apprezzato il gesto: «Non è il caso ci risentiamo in questi giorni».
Seguono altre telefonate ma senza riuscire a concordare un incontro, consentono però a Beatrice Lorenzin di lanciare due chiari messaggi a Mario Oliverio, giusto per chiamarsi fuori da una vicenda che si svolge tutta e per intero all’interno del Pd creando, semmai, imbarazzo nel resto della compagine governativa. «Io non ho nulla contro la tua nomina a commissario, vorrei fosse chiaro», mette lì Lorenzin. E aggiunge: «Lo impedisce da ultimo anche questo parere che Palazzo Chigi ha chiesto all’avvocatura dello Stato…», maniera elegante per chiarire chi ha chiesto questo nuovo contestato e contraddittorio parere, visto che in precedenza la stessa avvocatura distrettuale di Catanzaro aveva sostenuto l’opposto.
Va oltre Beatrice Lorenzin perché avendo, con sorpresa, preso atto che Mario Oliverio del nuovo e diverso parere dell’avvocatura di stato aveva appreso solo dai giornali, gli chiede se davvero non lo ha mai ricevuto. Oliverio è secco: «Nessuno mi ha notificato niente e nessuno ha ritenuto di mettermi ufficialmente a conoscenza di questo parere». Beatrice Lorenzin esprime sorpresa poi assicura: «Darò immediatamente disposizioni perché ti venga trasmesso, è giusto che tu ne abbia copia per ogni tua valutazione».
Paradosso nel paradosso, è l’esponente del Nuovo centrodestra e non già gli “amici” del Pd ha far avere copia del contestato parere a Oliverio.
Fin qui la cronistoria delle telefonate tra Oliverio e Lorenzin. Nessun incontro ufficiale, però, e nessuna convocazione da parte di Palazzo Chigi e siamo alla viglia della nuova seduta del Consiglio dei ministri convocata per martedì. Si andrà ad un altro rinvio? Oppure si procederà con un atto d’imperio che trasforma l’obbligo di sentire il presidente della Regione prima di scegliere il Commissario in una mera notifica telefonica delle decisioni già prese in altra (quale?) sede? Non è difficile prevedere che in tal caso lo “strappo” avrebbe ripercussioni politico-istituzionali inevitabili, perché a quel punto Mario Oliverio non potrà più sperare di lavare i panni sporchi in famiglia e si troverà costretto a prendere una posizione chiara, in coerenza con quanto detto nella sua ultima conferenza stampa. In quella occasione ha invitato «chi ha orecchie ad intendere bene» e ribadito che «prima vengono la Calabria e i calabresi e poi le ragioni di partito». Nella stessa occasione Oliverio ha anche evidenziato che l’interesse della Calabria e dei calabresi è innanzitutto uscire dalla gestione commissariale per evitare di restare preda di interessi dei potentati che attorno alla sanità calabrese si sono da tempo accampati.
pa. po.
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