CATANZARO «Veramente un bell’esempio di rinnovamento da parte del massimo ente politico della Calabria. In Regione molti dei consiglieri ricoprono altre cariche istituzionali oltre a quella regionale. Chi occupa una poltrona in Provincia, chi all’interno di qualche Comune: un tema di cui si è occupata, in questi giorni, anche la stampa nazionale e di maggior evidenza in territori proverbialmente poveri». Lo afferma, in una nota, il senatore Francesco Molinari. «Oltre a poter dare luogo, il tollerare tale comportamento, a pratiche elusive delle più elementari norme in tema di conflitto di interessi – prosegue – ci dice di una situazione eticamente riprovevole, nel cumulo dei relativi emolumenti in capo ad una sola persona e in una situazione economica così severa per i calabresi: una bella pubblicità per una terra che vede i nostri rappresentanti politici sempre con il cappello in mano verso lo Stato centrale. Come si può pensare di poter avviare, senza alcuna idea per il riscatto di una collettività, questo tanto atteso rinnovamento politico, se chi dovrebbe portarlo avanti è interessato unicamente al soddisfacimento dei propri interessi per aumentare il proprio bisogno di potere? È una situazione inaccettabile, per la Calabria e i calabresi. E si è stanchi di evidenziare sempre le solite, gravi, manchevolezze: piacerebbe avere, una volta tanto, anche delle risposte concrete. È questo l’antipasto locale della (Contro)riforma del Titolo V voluta dal governo Renzi? Il soddisfare la brama di potere dei tanti ras locali per consolidare il potere centrale? Nel frattempo, mi auguro che il presidente della Regione, Mario Oliverio, prenda atto di questa situazione doppiamente imbarazzante e intervenga al più presto in modo risolutivo. La correttezza istituzionale, non quella formale – conclude Molinari – depotenzia l’abuso della sostanza delle norme ed è il primo passo per alimentare la cultura della legalità: in terra di Calabria dovrebbe essere la priorità in cima alla sua agenda, soprattutto per i riflessi sull’immagine percepita della nostra terra».
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