ROSARNO Il programma satirico di Raitre “Gazebo” è stato a Rosarno per documentare le condizioni in cui vivono gli immigrati. La puntata, andata in onda l’8 marzo, ha fatto un quadro su una vita spesso fatta di stenti ed emarginazione.
Una Rosarno “presidiata” da squadre di agenti è stata quella che hanno trovato Diego Bianchi (“Zoro”) e compagno e, a seguire, la forse sorprendente immagine di una “città dentro la città”: quella che si nasconde nelle periferie, fatta di centinaia di metri di tendopoli dove trovano spazio rifugi arredati alla buona in condizioni igieniche molto precarie, mercatini e, soprattutto, la vita delle centinaia di immigrati che nel «ghetto spontaneo», come è stato definito, provano ad abitarci.
Una situazione certamente conosciuta, risaputa, che va bene a chi fa finta di niente o a chi non sa dare risposte (intervistata anche il sindaco Elisabetta Tripodi), ma che non tollerano i componenti di alcune associazioni che, per mezzo di un lavoro caparbio, hanno avviato una sorta di censimento per fornire i numeri di un fenomeno ormai radicato. A Rosarno, secondo le stime di un’attivista, non si conoscono i contratti di lavoro, si viene sfruttati per pochi euro a cassetta per la raccolta delle arance, e si combatte ogni giorno per tutte le cose pratiche. Ci sono nomi, cognomi e cifre contenute in schede dettagliate a documentarlo.
Il lavoro di chi combatte per restituire agli immigrati – centinaia di uomini, soprattutto, e donne spesso molto giovani – una condizione dignitosa, si esplica poi nel dare loro quello che istituzioni distanti anni luce non pensano sia necessario dare: cibo, assistenza, medicine. Pulizia, in luoghi dove il degrado, l’immondizia e la sporcizia sembrano quasi inghiottire quanti vi abitano. Una Rosarno impossibile – nonostante le braccia conserte delle istituzioni e di un territorio compiacente – da ignorare.
z. b.
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